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Da giovane Carlo Andrea
Monaco fece parte dell'Unione Speleologica Bolognese (USB),
un gruppo nato per condividere la passione per l'affascinante mondo
delle grotte. Con un ristretto numero di compagni esploro' grotte dove
spesso non era ancora entrato alcun essere umano, soprattutto nel selvaggio
entroterra sardo. Equipaggiati con materiali semplici partivano da Bologna
con le motociclette cariche all'inverosimile di borse, borsone, corde,
tende, sacchi a pelo e tanta voglia di avventura. Giunti in Sardegna
prendevano contatto con i pastori locali, alcuni dei quali divennero
negli anni loro amici, si facevano guidare dagli stessi in lunghi trekking
durante i quali imparavano a localizzare le sorgenti naturali di acqua
per poter sopravvivere, e giungevano così fino all'imbocco delle grotte.
Spesso tali imbocchi si presentavano come semplici buchi verticali nella
roccia: i pastori li conoscevano da sempre perche' dovevano evitare
alle loro pecore di caderci dentro. Qui si accampavano con pochissimo
cibo e ogni giorno si calavano nella profondità della roccia con scalette
e corde. Se incontravano acqua all'interno della grotta tornavano fuori
e si caricavano in spalla piccoli gommoni da gonfiare all'occorrenza
e da risgonfiare dopo aver superato ogni tratto inondato. Poteva capitare
di dover passare la notte all'interno della grotta e allora veniva calato
anche il materiale da campeggio. In questo modo hanno esplorato alcune
grotte assolutamente vergini e questo per loro rappresentava naturalmente
la parte più avventurosa dell'esperienza! Tutto, in questi casi, rappresentava
un'incognita, alla quale ovviamente facevano seguito una serie di sfide:
spesso infatti il percorso era fattibile solo in un senso, non era possibile
cioè tornare indietro per la stessa via, per la morfologia stessa della
grotta, per la presenza di pertugi molto stretti da superare, per la
composizione del terreno su cui procedevano... insomma doveva esserci
per forza uno sbocco per ritrovarsi nuovamente all'aria aperta senza
bisogno di girarsi e tornare indietro... e questa era ovviamente l'incognita
più grande, trattandosi di grotte mai esplorate prima di allora! Una
buona dose di fortuna li ha sempre accompagnati durante queste fantastiche
esplorazioni. Purtroppo nel corso degli anni hanno però perso qualche
compagno in sfortunati incidenti: a loro sono state dedicate alcune
grotte. Ma la loro passione non è mai scemata: ritrovarsi in antri affascinanti
ricchi di magnifiche e talvolta fragilissime formazioni calcaree, scivolare
lungo angusti corridoi, attraversare sui gommoni piccoli laghetti sotterranei
dalle acque incredibilmente fredde e trasparenti, scalare vere e proprie
cascate di roccia sulle cui lisce pareti erano i primi ad affondare
i chiodi, il silenzio rotto solo dalle loro voci, il buio che li avvolgeva
per la maggior parte del tempo: tutto questo era per loro come il richiamo
di una sirena al quale non potevano resistere! Grazie al flash delle
loro macchine fotografiche questi giovani coraggiosi hanno immortalato
luoghi incantevoli e segreti affinche' anche noi potessimo vedere di
quale meravigliosa sostanza le grotte sono formate. Di seguito abbiamo
raccolto alcune delle immagini più sensazionali scattate proprio in
quei giorni lontani. Buon viiaggio!
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