La
piccola Folegandros, nel gruppo delle Cicladi a un paio d'ore dalla
mondana Santorini, è un'isola strana ed affascinante, poco più di
un grosso scoglio ancorato nell'Egeo e odoroso di timo, attraente
nella durezza di un paesaggio quasi lunare, bruciato dal sole e
rossastro. Scoscesa ed aspra, con un'agricoltura da sopravvivenza
nei terrazzamenti a picco sul mare, capre ed asini ovunque, l'isola
offre per riscontro spiagge bellissime e bianche e uno dei più deliziosi
paesini di tutte le Cicladi, con stradine strette e balconi coloratissimi,
gatti su ogni gradino e terrazze coltivate sulle scogliere. Si raggiunge
via mare dal Pireo o dalle isole vicine e già ancora sulla nave
arrivando si nota quanto sia un'isola non facile, alta sul mare,
dura e abbagliante. È un'isola per viaggiatori disposti a dimenticare
per un po' le facili comodità che altre isole offrono, per metapodisti
per dirla alla greca, per camminatori zaino in spalla che non si
lasciano spaventare dei sentieri che dal porto e dal capoluogo,
Chora, partono diretti ad ogni baia. Uniche concessioni alla comodità
un solo taxi oberato di lavoro ed un leoforio, il vecchio autobus
rumoroso che dal porto percorre l'unica strada dell'isola, seguendone
la dorsale fino al piccolo villaggio di Ano Meria, più che altro
un gruppo di case sparse con una paio di taverne, il forno e un
piccolo museo di arte popolare. Folegandros è in ogni caso meta
di flussi di turismo sempre più crescenti, anche se relativi, soprattutto
in bassa stagione, con una tipologia di viaggiatore necessariamente
differente da quello che visita posti come Mikonos e Santorini.
È un turismo più raffinato quello che visita quest'isola, meno rumoroso
e colorato, per lo più coppie, qualche viaggiatore solitario, parecchi
italiani tra i quali alcuni che qui vengono da anni e che senti
lamentare nei piccoli kafenion di Chora dei bei tempi quando erano
così in pochi a conoscere e godersi l'isola. Ci sono solo alcuni
bar e taverne al porto e nel capoluogo dove bere qualcosa la sera
ascoltando un po' di musica, le bellissime spiagge necessitano di
lunghe escursioni e passeggiate per essere conquistate, anche se
valgono decisamente il prezzo della fatica. L'atmosfera è unica,
invita a rilassarsi e condividere, è facile socializzare la mattina
facendo colazione con frutta, yogurt e miele locale scambiandosi
informazioni su questa o quella baia per poi disperdersi insieme
sui sentieri che portano alle spiagge. Altrettanto facile ritrovarsi
a tardo pomeriggio con una bottiglia di ouzo, il liquore all'anice
o di retsina, il famoso ed antico vino resinato che tramandano i
classici, per una passeggiata, la meta quasi sempre la chiesa della
Panaghia che domina l'abitato e poi fino su in cima per un comodo
sentiero per guardare tramonti che non invidiano nulla a quelli
di Santorini, con tante isole che sembrano sorgere nebbiose dal
mare. L'autobus che arriva dal porto ferma a Chora nella piazzetta
Belvedere, da un lato il panorama dello strapiombo di 150 metri
sul quale il villaggio è costruito, d'altro una stradina che porta
attraverso un arco all'interno delle mura fortificate del castrum
veneziano che risale al XIII secolo e di cui il villaggio segue
la struttura. Ti accoglie un dedalo di vie strette e archi bassi
che congiungono le tre piazzette ombreggiate che si susseguono l'una
con l'altra, i classici cubi cicladici con balconi dagli infissi
coloratissimi di rosso, verde, giallo, vasi e piante di fiori ornano
ogni angolo e cortile interno. È un'esplosione di colori, enfatizzati
dal bianco delle case e dal blu intenso del cielo, taverne dove
fermarsi a prendere fiato, negozietti di souvenir e un paio di piccoli
market, qualche concessione agli italiani con le insegne che indicano
pizza e pasta e gli odori dei banchetti dei venditori disouvlakia,
gli spiedini di agnello e maiale, e gyros, lo spiedo verticale di
carne arrosto, odori che ti seguono discreti nei vicoletti mentre
consumi rullini di foto ai gatti che dormono al sole. Diventa una
necessità sacrificare una giornata di mare per godersi la calma
estenuante di Chora oziando sotto gli alberi che ombreggiano le
tre piazze accompagnati da qualcosa da bere e un buon libro, dedicarsi
a passeggiare tra i sentieri costeggiati da piante selvatiche di
cappero, partire in autobus verso l'abitato di Ano Meria fermandosi
al piccolo museo del folklore e al forno per comprare pane e biscotti
appena sfornati, gironzolare tra gli ovili osservati dagli immancabili
asini. Ma alla fine poi è sempre l'idea di mare che forte torna
a spingere e farsi sentire. Si viene attirati verso le spiagge da
quel mare che vedi da ogni punto dell'isola, che chiama blu e bianco
di onde, bello e trasparentissimo nelle spiagge di sabbia bianca
o di ghiaino bordate di tamerici. Per i più pigri la possibilità
dal porto di raggiungere le baie con barche di pescatori e caicchi
che effettuano anche escursioni giornaliere intorno all'isola con
visita alle grotte marine di Hrisopilia. Per gli avventurosi la
scelta è tra incamminarsi verso la spiaggia di Katergo, la più vicina
a Chora a circa un paio d'ore di cammino, bella e selvaggia, oppure
salire sull'autobus che in direzione di AnoMeria si fermerà in corrispondenza
dei sentieri e delle stradine che conducono in una mezzora di discesa
alle spiagge. Importante fare rifornimento di acqua prima di partire,
a parte rocce e tamerici le spiagge di Ampeli e Livadaki, quest'ultima
considerata una delle più belle dell'Egeo, non offrono né ripari
dal sole nè alcun servizio. Ad Angali vi sono un paio di ottime
taverne e la possibilità di trovare qualche stanza in affitto, è
più che altro una spiaggia per famiglie e per chi si accontenta.
Altri si incamminano per un sentiero a destra della baia che porta
alla calette di Fira, mentre risalendo la collina dall'altro lato
partendo dalla taverna di Apostolis, si raggiunge in una mezzora
la bellissima Agios Nikolaos. Un sentiero impervio e duro con una
vista sul mare eccezionale che ripaga della fatica, si incrocia
sul cammino la minuscola spiaggetta detta del Capitano dove un tale
capitano Iannis affitta un cubo cicladico spartano e bellissimo
a pochi metri dal mare, con illuminazione a lume di candela e acqua
presa da un pozzo con il secchio Un posto estremo, con le onde che
si infrangono quasi sulla porta, forse consigliato solo ai solitari.
Sormontata dalla chiesetta omonima e dalla piccola taverna Papalagi
gestita da due fratelli che preparano un polpo al vino degno di
nota, Agios Nikolaos è una lunga spiaggia di ghiaia chiara con un
mare color smeraldo, ed è anche l'unico luogo dove il Campeggio
libero è tollerato. Si vedono apparire colorate da sotto le
tamerici dietro la spiaggia le piccole tende di quelli che hanno
preferito ignorare il campeggio ufficiale di Livadi, vicino al porto
di Karavostassi per arrivare a piedi o con un'imbarcazione qui nella
pace più assoluta. Il ritorno è sempre pesante nel tardo pomeriggio,
bruciati dal sole e anelanti una doccia per lavare via il sale,
qualche contadino intraprendente assicura la risalita dalle spiagge
verso la strada e la fermata dell'autobus a dorso d'asino, qualcuno
preferisce continuare a piedi , altri scelgono di approfittare delle
barche delle escursioni che toccano ogni spiaggia. Per qualche soldo,
se c'è posto, ci si assicura un più piacevole e rilassante ritorno
a casa, lasciando la mente vagare e gli occhi riempirsi di ricordi,
magari già scegliendo con calma quale spiaggia visitare l'indomani
e come unico pensiero, l'unica preoccupazione, quella di decidere
in quale delle piazzette andare a mangiare. E allora si ripetono
i riti dell'aperitivo in piazzetta, della birra prima della cena,
della passeggiata fino alla Panaghia dove ascoltare e suggerire
itinerari diversi e le storie di chi ha voglia di raccontarsi mentre
in basso si accendono le prime luci di Chora e lontane sul mare
le altre Cicladi iniziano a agitarsi di vita. A Folegandros la giornata
va spegnendosi poco a poco, domani è un altro giorno, un altro sogno
diverso.
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