Abbiamo trascorso
due settimane in Cambogia, spostandoci utilizzando autobus
ed imbarcazioni locali. Abbiamo visitato in quattro intensi giorni
la splendida città antica di Angkor e poi ci siamo
recati sull'isoletta di Koh Rong Samloem, dove ci siamo rilassati.
Angkor è il sito archeologico più importante della Cambogia
ed insieme uno dei più entusiasmanti e pittoreschi del sud est asiatico
e dell'intero pianeta, tanto che l’Unesco lo ha riconosciuto
come patrimonio mondiale dell'umanità nel 1992. Angkor è
situato nel nord, vicino al confine con la Thailandia. Il centro
abitato più prossimo è quello di Siem Reap, attraversato
dal fiume omonimo, vivace ed in continua espansione per far fronte
alle sempre più consistenti esigenze turistiche. Noi abbiamo dormito
proprio qui, in un bed & breakfast con giardino nella tranquillità
dei boschi appena fuori dal centro. La vita notturna impazza nei
locali della colorata ed allegra Pub Street, piena di locali, ristoranti,
centri massaggi e negozietti di souvenir. A Siem Reap è possibile
noleggiare biciclette tradizionali ed elettriche: se volete visitare
come noi il sito archeologico in diversi giorni optate per quelle
elettriche, potrete visitare molti luoghi senza fare fatica. L'unico
accorgimento in questo caso è quello di prevedere una sosta a metà
giornata presso uno dei locali che trovate all'interno del sito,
per ricaricare adeguatamente le batterie.
Abitata fin dalla lontana preistoria, quest'area ospitò la capitale
dell'Impero Khmer nel periodo compreso fra il nono ed il quindicesimo
secolo DC. Con un'estensione di 400 km quadrati e una popolazione
di diverse centinaia di migliaia di abitanti, Angkor vantava
una rete idrica sorprendentemente sviluppata, che permetteva la
coltivazione del riso con anche due raccolte nell'arco dell'anno.
Il cuore di Angkor ospitava centinaia di templi induisti
e buddisti mentre le terre circostanti ospitavano le abitazioni
della gente comune, tutte costruite soprattutto in legno e altri
materiali deperibili tanto che ne sono sopravvissuti solo pochissimi
resti. Il cuore religioso della città invece, era costruita con
materiali longevi, che andavano da semplici mattoni di argilla e
conchiglie alla più preziosa arenaria, quest'ultima usata specialmente
per le sculture interne dei templi, passando da laterite per basamenti
e recinzioni e terracotta e ceramica per le tegole. Il tempio più
conosciuto è il famoso Angkor Wat, considerato il più vasto
edificio religioso del mondo e la cui effigie stilizzata compare
nella bandiera cambogiana. E' fra tutti i monumenti quello in assoluto
più frequentato e decine di turisti lo percorrono ogni giorno in
lungo e in largo. Vi consigliamo naturalmente di visitarlo ma vi
sarà difficile riuscire ad immergervi nella magia che altri luoghi
di Angkor vi sapranno donare, luoghi forse meno maestosi
ma squisitamente perduti in mezzo alla foresta fitta, dove solo
piccoli sentierini (anzichè ampie strade asfaltate) vi condurranno
e che potrete seguire agevolmente con le vostre bici elettriche.
Tutta Angkor è splendida e vale la pena perdersi in essa
almeno tre giorni: mura massicce, strade lastricate, ponti, ampi
e maestosi portali di ingresso, enormi teste di roccia in stile
Bayon, splendidi basso ed altorilievi raffiguranti danzatori ed
altre figure delle religioni buddista ed induista: tutto questo
e molto altro abbellisce la sorprendente città di Angkor!
Preparatevi a scattare centinaia di foto, perdervi fra stretti corridoi
semibui che si aprono su luminosi giardini o cortili interni, percorrere
rossi porticati dalle tozze e possenti colonne, scoprire il simbolismo
antagonista sotto forma di dei e demoni (sereni i primi, guerreschi
i secondi) che adornano le pareti, scalare piramidi dai gradini
alti mezzo metro per godere di un'incantevole vista sulla piana
circostante o sulla foresta, respirare un'aria antica sotto gli
enormi visi dei budda che scoprirete emergere all'improvviso dalle
fronde degli alberi. E preparatevi ad uno degli spettacoli più incredibili
che la natura vi possa donare: l'incredibile unione di architettura
e vegetazione grazie a cui Angkor acquisisce il suo fascino
più misterioso! L’abbraccio delle radici degli alberi ai muri degli
edifici! Sottili e fittissime o grosse e solitarie, le radici aeree
dei superbi Ficus Tinctoria Gibbosa si riversano a circondare porte,
accarezzare muri, incorniciare finestre, insinuarsi fra le tegole,
mordere angoli, fondersi con l'arenaria dando vita a sublimi quadretti
unici nel loro genere. Per portare alla luce la città, negli anni
sono stati ripuliti i monumenti dalla vegetazione e tuttora quest'immane
lavoro prosegue per via dell'esuberante crescita della foresta,
ma questi maestosi abbracci il più delle volte non vengono rimossi,
non solo per non alterare l’atmosfera romantica che alimentano,
ma anche per motivi di stabilità degli stessi edifici. Poichè infatti
nel corso dei decenni si è verificata una vera e propria fusione
con la roccia, oggi eliminare la pianta significherebbe distruggere
il muro, la colonna, la porta, la finestra. Inoltre, la giungla
ha un'importantissima funzione: protegge con la sua volta ombrosa
queste opere artistiche dal clima tropicale. Molto fotografati sono
anche i begli esemplari di Tetrameles Nudiflora, piante che possono
raggiungere con i loro tronchi colonnari di color grigio brunastro
i 45 metri di altezza. Presenti in gran numero anche esponenti di
Dipterocarpus Alatus, sempreverdi sempre con tronco colonnare alto
intorno ai 40 metri e con corteccia liscia e grigiastra oppure profondamente
fessurata e bruna a seconda della sottospecie. Che siano gli uni
oppure gli altri, questi giganti del mondo vegetale vi incanteranno
e sentirete prepotente il desiderio di portare via con voi l'immagine
sotto forma di fotografia della loro imponente ed artistica presenza.
Largo alla fantasia dunque, alla ricerca della migliore inquadratura,
preparandosi a pazienti attese nel tentativo di cogliere l'immagine
nell'obiettivo priva di turisti!
La storia ci racconta che nel corso del quindicesimo secolo Angkor
conobbe un rapido e definitivo declino; le ragioni possono essere
state diverse ma ecco alcune delle teorie più accreditate. Lo spostamento
del centro politico ed economico del regno khmer nella zona dell'attuale
capitale Phnom Penh. L'aumento del commercio marittimo cinese
dell'epoca Ming e la necessità di migliori i collegamenti con le
zone costiere a seguito dell'importanza assunta dai commerci rispetto
all'agricoltura. L'espansione dei thailandesi Ayutthaya, con i quale
i Khmer furono in conflitto semi-permanente ma coi quali si erano
da tempo stabiliti forti legami economici e culturali, tanto che
per quasi due secoli la khmer fu probabilmente la lingua ufficiale
comune ad entrambi i regni. E ancora, lo sfruttamento eccessivo
del territorio e la diminuita efficienza dell'apparato d'irrigazione
con una serie di conseguenze, tra le quali è stata ipotizzata anche
la diffusione della malaria. Alcuni interessanti studi stratigrafici
eseguiti sui sedimenti dei bacini artificiali e dei fossati di Angkor
e sui terreni adibiti a coltivazione hanno ulteriormente avvalorato
l'ipotesi del dissesto ecologico. Qualcosa, comunque, ad un certo
punto determinò il calo dell'interesse e della disponibilità di
manodopera per la costruzione e la manutenzione dei templi: Angkor
andò così inesorabilmente incontro ad un rapido declino
demografico e politico. In seguito all'abbandono dei suoi abitanti,
la grande città e i suoi templi restarono in buona parte nascosti
sotto la lussureggiante vegetazione, giacendo in un silenzioso oblìo
per alcuni secoli... finchè nella seconda metà del diciannovesimo
secolo, esploratori soprattutto francesi ma anche inglesi e statunitensi
portarono al grande pubblico il mito della "città perduta nella
giungla". Durante la dominazione francese, nel ventesimo secolo,
vennero intrapresi innanzitutto lo studio e quindi anche il restauro
dei monumenti. Dopo una pausa dovuta alla seconda guerra mondiale
ed alla dominazione giapponese, dalla metà degli anni novanta Angkor
è oggetto di ricerche eseguite con tecnologie moderne: nel 1994
sono stati raccolti dati a mezzo di strumentazione radar per una
mappatura ad alta risoluzione dell'intera regione, ed altre applicazioni
laser hanno permesso di evidenziare con una precisione che non era
ancora stata raggiunta l'incredibile estensione dei sistemi di gestione
idrica. I lavori poi proseguirono fino ai giorni nostri, regalando
ad ogni fortunato visitatore la possibilità di vivere un'esperienza
unica. E' in assoluto uno dei posti al mondo che preferisco ricordare:
ogni angolo, ogni pietra, ogni trave, ogni statua di Angkor
muove in me un moto di romantica nostalgia e guardando le foto che
ho scattato rivivo ogni istante con forte intensità, ricordando
lo stupore, l'incredulità e la gioia che ho provato durante
i quattro giorni della nostra visita.
Successivamente ci siamo spostati a sud, sull'isola di Koh Rong
Samloem, dove abbiamo alloggiato in un bel bungalow di legno
a pochi metri dal mare e con vista sul tramonto. Koh Rong Samloem
è una piccola isola, un posto tranquillo dove godere il mare e la
cucina locale, che propone un misto di specialità asiatiche
ed europee. Un sentiero nella foresta unisce fra loro le due spiagge
dell'isola e porta a conoscere un simpatico locale molto hippie
situato proprio nel cuore della giungla. Il posto è assai
pittoresco e si respira una pacata aria di vacanza infinita. Dopo
una bella birretta rinfrescante dondolando sull'altalena, decidiamo
di esplorare un po' i dintorni ma quando nugoli di zanzare affamate
ci assalgono non appena ci avventuriamo sui sentieri non battuti
della foresta, prontamente optiamo per tornare verso la civiltà!
Il mare è pulito e cristallino e per fortuna non ci sono
locali chiassosi così la nostra permanenza sarà tranquilla
proprio come piace a noi! Potete visitare l'Album
Fotografico, i Video
nella sezione qui sotto.
|