AUSTRALIA
16/8/2005 – 11/9/2005
Mirko e Daniele
16/8 MILANO Finalmente !!! Dopo 7 mesi di preparativi e ore passate
sul web siamo pronti per partire. Alle 13.45 io (Mirko) e il mio
amico Daniele abbiamo il primo dei 10 voli previsti di tutta la
vacanza: il Milano-Dubai. Incredibilmente ci capitano 2 favolosi
posti vicino all’uscita di emergenza che rendono il viaggio tutto
sommato confortevole. In circa 6 ore siamo nella capitale degli
Emirati Arabi.
17/8 DUBAI Alle 0.20 locali atterriamo nella capitale degli EAU.
Il clima al di fuori dell’aerostazione è insostenibile: 35 gradi
!!! Non osiamo immaginare quanti ce ne possano essere di giorno,
anche se voci di corridoio suggeriscono che a volte si sfiorano
i 50 gradi !!! Pertanto la mezza idea di visitare Dubai by night
in attesa del successivo volo svanisce a contatto con l’atmosfera
circostante. Vorrà dire che le prossime 10 ore in attesa del volo
Dubai-Sydney le trascorreremo all’interno dello sfarzoso aeroporto
arabo. Peccato perché sarebbe bastata una semplice telefonata alla
Emirates per ottenere una stanza d’albergo gratuitamente. Ad averlo
saputo prima…. Il Duty Free è qualcosa di esagerato, oserei dire
uno schiaffo alla povertà.. Ma dopo un giro dettato più dalla curiosità
che dalla reale volontà di fare acquisti, ci adagiamo sulle poltrone
dell’aeroporto con la speranza che Morfeo ci rapisca in un sonno
prolungato. Così non è perché lo speaker non chiude il becco un
secondo, pertanto per poter riposare decentemente dovremo aspettare
i sedili dell’aereo, anche se dubito che cambierà qualcosa.
18/8 SYDNEY Alle 8 locali e dopo 14 ore di volo arriviamo a destinazione.
Il lungo volo è stato però reso meno pesante del previsto in virtù
del fatto che l’aereo era mezzo vuoto pertanto siamo riusciti ad
ottenere 5 posti in 2. Inoltre l’entusiasmo e l’ottima qualità della
compagnia aerea hanno fatto il resto. Dopo l’ iter doganale, prendiamo
un taxi che ci porta verso il nostro primo alloggio: un ostello
a King’s Cross. Rimaniamo stupiti da noi stessi quando ci accorgiamo
che non abbiamo assolutamente sonno e che la smania di fare due
passi nella capitale del New South Wales supera di gran lunga la
stanchezza. In fin dei conti siamo dall’altra parte del mondo, in
una terra che abbiamo sempre visto come un miraggio e che ora invece
stiamo calpestando. Si, il letto può decisamente attendere. Il giro
è breve, ma sufficiente per galvanizzarci più di quanto già non
fossimo. La giornata è stupenda, il cielo limpido e il sole scalda
a sufficienza per permetterci di sfoderare magliette a maniche corte.
La metropolitana è semplice da prendere e collega molto bene il
nostro quartiere a tutta la città. In un attimo arriviamo davanti
all’Opera House e ad Harbour Bridge, i simboli di Sydney. La vista
sulla baia è mozzafiato e le vele bianche dell’Opera House sono
uno scenario unico, che finora avevamo apprezzato solo in foto.
Verso le 13 decidiamo di tornare in ostello e rinviare il giro completo
della città ai prossimi due giorni, anche perché ora le palpebre
cominciano a pesare. Puntiamo la sveglia del cellulare per le 18
in modo da poter poi organizzare la prima serata in continente oceanico
con calma. In realtà il cellulare non suona e ci svegliamo solo
alle 22 !!! Abbiamo dormito più di 8 ore senza neppure accorgercene.
Usciti in fretta e furia e messo al volo un trancio di pizza sotto
i denti, ci lanciamo dentro uno dei tanti disco- pubs che popolano
le vie di King’s Cross. Il locale (Empire Hotel) è carino, in tipico
stile British, con musica pop e la gente che man mano che passono
i minuti diventa sempre più ubriaca. Ma si sa che la cultura dell’alcol
è propria di questi posti. Cerchiamo di adattarci ma non è serata,
siamo troppo cotti. Alle 2 siamo a letto convinti di dormire come
ghiri. Errore!!! Alle 5 abbiamo già gli occhi spalancati. Ambientarci
al nuovo fuso non sarà così semplice.
19/8 SYDNEY Il tempo è un po’ bizzarro e ci fa cambiare più volte
il programma giornaliero. Quando però il sole sconfigge definitivamente
le nuvole optiamo per il tour della Baia e per un giro nella zona
di Darling Harbour e nel quartiere universitario di Glebe. Scesi
con la metropolitana alla fermata di Martin Place, ci incamminiamo
verso la Sydney Tower per salire fino alla discreta quota di 305
metri e ammirare così l’intero scenario della metropoli. Arrivati
all’ingresso ci accorgiamo però che il biglietto costa 22 dollari,
decisamente troppo per una toccata e fuga sulla cima della torre.
Ci allontaniamo perciò dalla mastodontica costruzione e ci dirigiamo
verso Darling Harbour. Quello che sulle guide veniva descritto come
un interessante quartiere che metteva a confronto le nuove strutture
con quelle di inizio secolo si rivela un po’ deludente, poiché tale
confronto non appare poi così evidente. Rimaniamo piacevolmente
colpiti dal constatare che banche e gioiellerie sono aperte come
se fossero macellerie; nessun metal detector, nessuna guardia, insomma
l’esatto contrario rispetto all’Italia. Anzi a pensarci bene e facendo
mente locale ci accorgiamo che in due giorni non abbiamo visto o
sentito alcuna sirena della polizia in funzione. Proseguendo verso
Chinatown e costeggiando il Chinese Garden, si arriva sino ad Haymarket.
Qui c’è un grande centro commerciale, ma ciò che consigliamo vivamente
è il mercatino locale che si trova sotto un portico accanto al centro.
Il mercatino si chiama Paddy’s ed il più economico in assoluto per
poter effettuare acquisti di ogni tipo: vestiti, scarpe, maglioni,
cappelli, souvenirs, boomerangs. L’unico inconveniente è che è aperto
solo dal giovedì alla domenica. Io faccio razzia di souvenirs, Daniele
invece, dopo 2 ore di totale indecisione, fa l’acquisto della vacanza:
un cappello di pelle australiano (stile Crocodille Dundee) per il
quale deriderò fino a Milano. Abbandonato il mercatino prendiamo
un trenino che di economico ha ben poco e andiamo a far visita al
quartiere di Glebe. Questa zona, consigliata su internet da un traveler
come eccezionale per il divertimento giovanile, si rivela tutt’altro
che interessante. Cittadina molto tranquilla (fin troppo), zero
locali, zero negozietti per far compere, insomma….tempo perso. Alle
15 ci spostiamo verso Circular Quai per poter effettuare la crociera
della baia. Il costo della crociera è uno sproposito, ma non possiamo
lasciare Sydney senza aver ammirato la sua favolosa baia. Adottiamo
quindi uno stratagemma: utilizziamo il Daytripper precedentemente
acquistato, ossia il biglietto per poter prendere tutti i mezzi
di trasporto per 24ore (15 AUD), e ci imbarchiamo sul Manly Ferry
Boat. La barca ci permette di fare avanti e indietro da un molo
distante una quarantina di minuti da Circular Quai. In tal modo
riusciamo a vedere il panorama di Sydney dalla baia senza farci
spennare. Tornati in ostello ci diamo una lavata e siamo pronti
per la seconda serata in territorio australiano. Dopo aver girato
per quasi un’ ora imbocchiamo Oxford Street e decidiamo di fermarci
a mangiare in un ristorantino spagnolo. La cena non è niente male,
ciò che ci lascia perplessi è vedere che tutta la zona di Oxford
Street è piena di omosessuali. Alziamo quindi i tacchi e torniamo
in zona ostello dove lì locali e fauna femminile non mancano. Rincasando
in stanza alle 3 di notte la domanda è: ce la faremo ad agganciare
definitivamente il fuso orario?
20/8 SYDNEY Terza e ultima giornata a Sydney. All’acquario vicino
Darling Harbour preferiamo un giretto al quartiere di The Rocks
dove ci imbattiamo in un altro mercatino però meno economico del
Paddy’ s. Già a mezzogiorno siamo stanchi, e consci che la giornata
da qui al volo di domattina delle 6 per Alice Springs sarà lunga,
optiamo per un ritorno precoce in ostello con pennica pomeridiana
incorporata. Prima di appoggiare la testa al cuscino visitiamo però
la cattedrale di St Mary e l’antistante Hide Park, che non ha nulla
a che vedere con quello di Londra. In serata torniamo in centro
per vedere come cambia il quartiere di Darling Harbour al calare
del sole. La zona sembra letteralmente trasformata: se ieri mattina
ci aveva deluso, stasera ci sta favorevolmente stupendo. Tutto intorno
al porto è pieno di luci, di ristoranti e di locali, la gente affolla
le vie in attesa di decidere dove trascorrere la serata. Sembra
di essere sui Navigli a Milano. Il grosso problema è che qui c’è
una ferrea selezione all’ingresso riguardo all’abbigliamento e/o
la lista di ingresso. Purtroppo non siamo a Milano e i nostri vestiti
sono tutt’altro che eleganti, pertanto non riusciamo ad entrare
da nessuna parte. Poco male, torniamo a King’s Cross e ci tuffiamo
in un locale in cui il requisito per l’ ingresso è solo il passaporto.
Si, proprio così, per entrare nei locali bisogna mostrare un documento
valido, in particolare durante i weekend, altrimenti non entri da
nessuna parte. Rimaniamo in vita fino alle 4 e senza chiudere occhio
ci trasferiamo in aeroporto dove ci attende il primo volo con la
compagnia low-cost australiana Virgin Blue. Meta: Alice Springs,
via Adelaide.
21/8 ALICE SPRINGS Arriviamo ad Alice Springs quando è appena passato
mezzogiorno. La voglia di fare un giretto in città ci sarebbe anche
ma siamo troppo stanchi per camminare. L’ideale in questo momento
è un bel sonno ristoratore. Prendiamo pertanto alloggio all’ostello
prenotato e ci infiliamo immediatamente sotto le coperte. In serata
bisteccona ai ferri e due salti nell’unico localino della città.
Da domani inizia l’avventura col camper.
22/8 AYERS ROCK Sarà per l’emozione del camper, sarà molto più probabilmente
per il fuso orario ancora da smaltire, fatto sta che alle 5 siamo
già con l’occhio pallato. Alle 9 siamo puntuali come svizzeri davanti
al rimessaggio della Britz dove attendiamo che ci venga consegnato
il camper prenotato mesi prima tramite bonifico bancario. Per fortuna
non ci sono intoppi e alle 11 siamo già in marcia. Ovviamente prima
di lasciare Alice Springs decidiamo di fare una mirata spesa al
supermercato per evitare spiacevoli inconvenienti durante il tragitto
nel deserto. La prima destinazione è il famoso monolite australiano:
Uluru, meglio conosciuto come Ayers Rock. Il camper è molto semplice
da guidare nonostante il senso di marcia a sinistra e la segnaletica
stradale è ottima. Il problema maggiore si rivela invece la tenuta
di strada del mezzo molto condizionata dal forte vento laterale.
A parte questo inconveniente la guida è abbastanza monotona, e il
paesaggio, benché caratteristico, molto ripetitivo. Il passatempo
preferito diventa pertanto ascoltare musicassette con la radio e
salutare quei pochi guidatori che si incrociano per la strada. Eh
si perché una delle caratteristiche della guida nel deserto è proprio
il saluto tra guidatori, ossia un semplice cenno di intesa dai rispettivi
mezzi col fine di verificare che sia tutto ok. Dopo circa 200km
in direzione sud troviamo il primo benzinaio e decidiamo di fare
il pieno.Il risparmio è molto contenuto rispetto a quanto prevedevamo,
soprattutto nel deserto. Il costo del prezioso liquido può variare
di giorno in giorno e si aggira sui 140/150 cent. di dollari australiani
(circa 1 euro/lit). In città si può invece trovare una tariffa anche
inferiore ai 120 AU$ (0,84 euro/lit). Alle 15.30 siamo in vista
del monolite ed in circa 30 minuti arriviamo all’ ingresso del parco.
Il costo per il transito è di 25 dollari a testa ed ha una validità
di tre giorni. La prima tappa è il centro informativo aborigeno
che sconsigliamo in quanto poco esplicativo nonostante la traduzione
dei contenuti in più lingue, tra cui anche l’italiano. Abbandonato
il centro puntiamo diretti al monolite ed in breve arriviamo al
parcheggio collocato ai piedi del sentiero per la scalata. La scalata
sconsigliata dagli aborigeni, ma non proibita, è un MUST di Ayers
Rock e tutti si cimentano nel raggiungimento della vetta. Noi ci
fermiamo a metà; un po’ perché siamo due scoppiati, ma soprattutto
perché il sole sta calando e uno degli aspetti più significativi
di Uluru è osservare il cambiamento di colore che assume la roccia
al tramonto e all’alba. I punti di avvistamento per alba e tramonto
sono diversi ma facilmente raggiungibili perché indicati sia dalla
segnaletica stradale, che dalla guida che consegnano i rangers all’
ingresso del parco. L’immagine che ci si presenta innanzi al momento
del tramonto è stupenda !!! Il masso gigante sfuma via via che il
sole sparisce dal rosso-marroncino a marrone scuro: favoloso !!!
Stanchi morti per la lunga giornata trascorsa al volante ci dirigiamo
col nostro bolide verso l’Ayers Rock Resort, un complesso di bungalow
e piazzole a pochi km dal monolite. Il campeggio è abbastanza caro,
ma la cosa che più ci colpisce è vedere che non ci sono barriere
o controlli che filtrino l’ingresso. Chi ha fatto campeggio in Italia
sa bene cosa voglio dire. In sostanza: se si vuole (ma solo se si
vuole) qui fare i portoghesi è davvero un gioco da ragazzi….
23/8 MONTI OLGAS e KINGS CANYON Alle 6 siamo già svegli per poter
ammirare la roccia anche durante l’alba. Così come al tramonto,
anche all’alba Uluru da il meglio di sé, virando sfumatura decine
di volte, anche se il rosso vivo rimane comunque quella predominante.
Dopo aver scattato un’infinità di foto ci rimettiamo alla guida
per raggiungere i monti Kaka Tjuta, meglio noti come Monti Olgas
(36 formazioni rocciose che spuntano dalla terra col deserto attorno).
La distanza da Ayers Rock è di soli 50km e in meno di un’ora siamo
già nell’anfratto principale che separa i due costoni di roccia
più grandi. La passeggiata sarebbe anche potuta essere gradevole,
peccato che il vento (simil bora) ci abbia paralizzato totalmente
faccia e orecchie! Allontanati dai Monti Olgas, compiamo il percorso
effettuato il giorno prima a ritroso, con l’ intento di spingerci
fino al Kings Canyon. Qui ci capita il primo contrattempo se possiamo
chiamarlo così: siamo costretti ad un’ imprevista deviazione per
evitare di rimanere a secco; ciò ci servirà da lezione e d’ora in
poi faremo benzina ad ogni distributore! Dopo circa 300km siamo
nel Kings Canyon. Forse ancora accecati dalla maestosità di Ayers
Rock e dal panorama dei Monti Olgas, quest’ultima nostra tappa giornaliera
ci sembra un po’ insipida. Il contrasto tra il rosso vivo della
terra e il verde delle piante è notevole ma questo è forse l’unico
aspetto che ci ha colpito. Prima del calar del buio siamo già nel
Resort limitrofe e nel ristorante adiacente sperimentiamo per la
prima volta la carne di canguro: sapore particolare, abbastanza
forte, ma nel complesso non male. Da provare.
24/8 ALICE SPRINGS Oggi ci attende solo una tappa di trasferimento
che ci riporti dal profondo Outback ad Alice Springs, in modo che
da domani potremo puntare verso il nord e la zona dei parchi naturali
attorno a Darwin. Alle 13 siamo già ad Alice Springs, in netto anticipo
rispetto alla tabella di marcia. Ne approfittiamo quindi per visitare
il museo dei rettili che si trova in pieno centro, a discapito della
stazione telegrafica che al contrario richiede uno spostamento col
camper. La visita è piuttosto breve e della spiegazione collettiva
che offre la bella guida australiana capiamo solo la metà. Non importa
perché i rettili sono veri, così come il coccodrillo di 3,3 metri
che occupa le acque della piscinetta per lui allestita dal museo.
Serata tranquilla, con replica di carne di canguro, stavolta meno
gradevole della sera precedente causa salsa un filo acidula.
25/8 TENNANT CREEK Oggi ci attendono 500km, tanti sono quelli che
separano Alice Springs da Tennant Creek. La strada è terribilmente
dritta, pochissime curve e il paesaggio che progressivamente va
mutando dal rosso vivo del deserto al verde chiaro della vegetazione
che riprende corpo. A circa metà strada ci fermiamo ad ammirare
i famosi Devils Marbles, enormi massi rotondeggianti che secondo
la tradizione aborigena rappresenterebbero le uova deposte dal Serpente
Arcobaleno. Scenario e paesaggio sono unici, peccato che le solite
fastidiosissime mosche e la comparsa del primo vero caldo che proviamo
da quando siamo qua, rendano il tutto una semplice toccata e fuga
fuori dal camper per poter scattare le foto di rito. Tennant Creek
è una tappa intermedia obbligatoria per chi vuole andare da Alice
Springs a Darwin e poco altro. Pochi negozi, pochissimi ristoranti
e molti aborigeni. Già gli aborigeni….che dire dei padroni di casa?
Che sono stati sfrattati!!! Con l’arrivo dei bianchi e con le direttive
del governo australiano l’uomo aborigeno si è visto sempre più emarginare
dalla società. Si vedono in giro per le strade in gruppo, scalzi,
con un’igiene che definire poco curata è un eufemismo, il più delle
volte ubriachi o comunque con la bottiglia in mano. Tutto questo
sembra assurdo se si pensa che la popolazione australiana è formata
per lo più da immigrati che vanno d’amore e d’accordo e che si sono
integrati al meglio nella società. Come è possibile che gli indigeni
del posto siano finiti così in disgrazia ???
26/8 MATARANKA e KATHERINE Con la giornata di oggi abbandoniamo
definitivamente l’Outback australiano per trasferirci nella zona
dei parchi naturali vicina a Darwin. I km totali odierni sono più
di ieri: 650 !!! La destinazione finale è la cittadina di Katherine,
trampolino di lancio per la giornata di domani. Il viaggio è lungo
e monotono. In noi affiorano i primi malanni fisici: Daniele è messo
KO da raffreddore e mal di gola, io solo da quest’ ultimo. Per fortuna
la tratta non è diretta, in quanto a un centinaio di km da Katherine
decidiamo di svagarci un po’ all’interno del parco di Mataranka.
Lo svago è dato dal primo bagno della vacanza; peraltro assolutamente
atipico poiché svoltosi all’interno di una piscina termale (Thermal
pool Mataranka) con acque superiori ai 30 gradi. Non chiedeteci
però come sia possibile che da un circolo collaterale di un fiume
locale si possa generare una tale temperatura dell’acqua. Dopo il
bagno tutt’altro che “rinfrescante”, ci rimettiamo in marcia verso
Katherine. Anche a Katherine come a Tennant Creek, il numero di
aborigeni è elevato e l’ordine e la pulizia di alcuni giardini pubblici
lascia un po’ a desiderare. Se non altro qui la vita notturna è
un filo più accesa e ci permette così di rincasare (anzi “rincamperare”)
oltre la mezzanotte e non alle 21.30 come il giorno precedente.
27/8 KATHERINE GORGE Sveglia ragionevole alle 9.30 e via…destinazione
Katherine Gorge. Katherine Gorge è una località in cui il fiume
Katherine va a confluire in 13 gole progressivamente più piccole.
I turisti possono decidere di discendere le acque del fiume seduti
su un comodo battello oppure in canoa. Noi da buoni sportivi optiamo
per canoa e pagaia. La giornata è stupenda !!! Il cielo è azzurro,
senza una nuvola e il sole scalda come un termosifone. Ci sono pertanto
tutti i requisiti per un’ustione di primo grado. Da buone mozzarelle
quali siamo ci cospargiamo di crema ad alta protezione e a posteriori
abbiamo la certezza di aver agito al meglio. Data la nostra totale
mancanza di allenamento scegliamo di noleggiare la canoa per due
ore e di addentrarci solo fino alla fine della prima gola. E’ la
prima volta che navighiamo in un fiume. E ce ne accorgiamo subito:
altro che Fantozzi e Filini nelle fogne di Calcutta, sembravamo
Montesano e Pozzetto in “Noi uomini duri”! Il panorama è davvero
bello, con lo specchio d’acqua limpido racchiuso tra due costoni
di roccia a strapiombo. Talvolta ai lati del fiume si vedono spiaggette
vuote con tanto di segnaletica: Attenzione, area di riposo per coccodrilli
!!! Nel nord dell’Australia ci sono due tipi di coccodrilli: i saltwater
(di acqua salata e ritenuti pericolosi per l’uomo) e i freshwater
(di acqua dolce e non pericolosi se non disturbati). Nel fiume Katherine
vivono solo i freshwater crocodilles e infatti è consentita la balneazione.
Noi non ne abbiamo visti e di questo ne andiamo felici…. Arrivati
in fondo alla gola facciamo il bagno e torniamo indietro quando
l’orologio segna le 13. Dopo aver pranzato, con il sole a picco,
ci rimettiamo in strada. Destinazione: Kakadu National Park. Il
Kakadu è un parco molto esteso che si trova a circa 150 km da Darwin
ed è considerato patrimonio protetto dall’umanità. La nostra intenzione
è quella di arrivare a Cooinda e di trovare una sistemazione per
la notte, in modo da essere pronti per effettuare domattina la crociera
sulle Yellow Water. Le Yellow Water sono delle imbarcazioni che
navigando lungo il fiume consentono di ammirare da vicino tutta
la fauna al risveglio, coccodrilli compresi. Ma arrivati sul luogo
ci accorgiamo, come spesso già accaduto altre volte durante la vacanza,
che il prezzo per l’escursione è abbastanza caro: 42 dollari a testa.
Dopo mezz’ora di totale indecisione, optiamo per il NO Yellow Water.
Vorrà dire che troveremo qualcosa di alternativo per osservare i
coccodrilli dal vivo.
28/8 KAKADU NATIONAL PARK Ancora dispiaciuti per aver rinunciato
alla crociera sulle Yellow Water cerchiamo di trovare qualche alternativa
all’altezza. Purtroppo sfogliando il depliant illustrativo datoci
dalla reception del resort di Cooinda, ci accorgiamo che il Kakadu
è davvero un bellissimo parco, ma che la stragrande maggioranza
delle sue attrazioni sono raggiungibili solo con mezzi motorizzati
4X4. Peccato che il nostro camper non lo sia; di conseguenza la
scelta sulle cose da vedere si restringe notevolmente. Alla fine
decidiamo di visitare il sito aborigeno di Ubirr in mattinata e
di avventurarci sul fiume Adelaide nel pomeriggio per vedere il
Jumping Crocodilles. Il sito di Ubirr, fidatevi, non è niente di
che…. Ci sono poche pitture aborigene riprodotte sulla roccia che
risalgono a tremila e passa anni fa. Disegni che peraltro hanno
un significato assai vago e dal dubbio gusto estetico. Insomma,
se pensiamo a ciò che romani, greci ed egizi hanno consegnato alla
storia capite bene che il paragone non si pone neppure.…. Ciò che
invece è apprezzabile è il panorama che si può ammirare dal punto
più alto del sito, ove si colgono pianure e laghetti circostanti
in totale silenzio. A metà mattinata schiodiamo da Ubirr e ci dirigiamo
verso l’uscita del Kakadu Park. Uscendo dal Kakadu e seguendo la
strada che porta a Darwin si arriva all’Adelaide river. Questo fiume
è famoso perché qui vengono organizzate crociere ad orari differenti
(tre al giorno), della durata di circa due ore, in cui è possibile
vedere i coccodrilli in azione. Il costo della crociera è di circa
30 dollari, non economicissima, ma sempre meno cara di quella sulle
Yellow Water. In definitiva di uccelli e piante a noi interessa
poco, ciò che ci preme assolutamente vedere prima di tornare in
Italia sono i coccodrilli. La crociera è proprio come ce la aspettavamo:
uno spettacolo per turisti che di improvvisato ha ben poco, ma clamorosamente
bella perché permette di osservare i coccodrilli a un tiro di schioppo.
In pratica coccodrilli, lunghi anche 6 metri, vengono richiamati
nei pressi della barca da un’esca (una braciola di maiale) attaccata
ad una canna . Il pezzo di carne viene usato dal pescatore per far
saltare il coccodrillo fuori dall’acqua con l’intento di mostrarlo
ai turisti in tutta la sua lunghezza. Il reportage fotografico è
d’obbligo. Conclusa la crociera, ci riportiamo sulla Stuart Highway,
ma anziché seguire l’indicazione per Darwin ci dirigiamo verso sud
in direzione Litchfield Park, dove domani ci aspettano un po’ di
bagnetti sotto le cascate.
29/9 LITCHFIELD PARK La notte trascorsa all’Adelaide River (da non
confondere col fiume dell’ escursione. Questo è un paesino dove
passa il fiume, ma la crociera si fa in tutt’altro punto) si rivela,
come spesso accaduto nei giorni precedenti, molto lunga in quanto
dopo le 22 si spengono le luci e tutti a nanna. Poco male, vorrà
dire che oggi saremo più riposati. La strada per arrivare al Litchfield
Park non è lunga e alle 10 siamo già ai piedi delle Florence Fall.
Queste cascate non sono giganti, ma la vera figata è che l’acqua
è calda e fare il bagno è davvero un toccasana. Così come per la
canoata sul fiume, anche il bagno sotto le cascate è novità assoluta
per noi. A 10 minuti dalle Florence Fall ci sono le Rockholes. Come
dice già il nome, non sono altro che dei grossi buchi scavati nelle
rocce profondi 3-4 metri dove è possibile stare a mollo nell’acqua
a godersi il sole, oppure fare dei tuffi. Conosciamo due ragazze
di Melbourne in vacanza e ci intratteniamo un po’ con loro. Non
sono per nulla belle, ma se non altro torniamo ad avere contatti
con la società dopo qualche giorno di clausura. Lasciato il Litchfield
Park, raggiungiamo Darwin, nostra ultima meta prima di riconsegnare
il camper domani pomeriggio.
30/9 DARWIN Oggi è una giornata di totale transizione. Alle 16 dobbiamo
consegnare il camper alla Britz, mentre all’1.30 abbiamo il volo
per Cairns. L’attesa sarà infinita !!! Darwin è una città di 100
mila abitanti e la zona del centro si gira in meno di un’ora, decidiamo
quindi di fare nelle prime ore del mattino una scappata al porto.
Il porto è abbastanza piccolo. La cosa interessante diventa quindi
osservare i pescatori all’opera sulle banchine del molo. Rimaniamo
stupiti in particolare dall’impresa di un ragazzo che, dopo aver
pescato uno squaletto (e vi assicuriamo che il coefficiente di difficoltà
è assolutamente elevato), decide di ributtarlo in mare perché a
suo dire c’è pesce migliore da mangiare….!!! Prima di consegnare
il camper facciamo un giro in spiaggia, dove ci guardiamo bene dall’avvicinarci
al mare (qui la balneazione è vietata per la presenza di coccodrilli
di acqua salata), e in un secondo momento visitiamo il centro. Cogliamo
l’occasione per connetterci un’oretta ad internet, poiché sono due
settimane che siamo fuori dal mondo: in parlamento sono volati insulti,
a Baghdad c’è stata l’ennesima strage, un aereo è caduto in Indonesia,
Katrine ha spazzato via New Orleans e la Juve ha vinto la prima
di campionato. Di queste notizie solo l’ ultima ci allieta. Alle
17 siamo già in aeroporto. Da qui all’1.30 mancano più di 8 ore
!!!
31/8 CAIRNS Arrivati a Cairns e preso alloggio nel nuovo ostello,
decidiamo di rimandare il meritato riposo al tardo pomeriggio e
di dedicare un paio d’ore al giro del centro. Ad ogni angolo di
strada ci sono agenzie che propongono innumerevoli escursioni a
prezzi disparati. Noi dopo una attenta valutazione scartiamo due
escursioni delle quattro che avevamo preventivato in Italia. Un
po’ perché parte di ciò che avremmo visto con l’escursione l’ abbiamo
già ammirato in precedenza e un po’ perché il nostro portafoglio
è sempre più leggero…. In sostanza bocciamo l’escursione sull’isola
corallina (Green Island o Fitzroy Island) e quella a Cape Tribulation.
Al contrario ci attiviamo per trovare l’offerta più vantaggiosa
per arrivare alla cittadina di Kuranda e per vedere da vicino la
Grande Barriera Corallina. Il consiglio che diamo è di non prenotare
nessuna escursione per Kuranda attraverso agenzia, bensì andare
direttamente in stazione (vicinissima al centro) e di prendere il
treno che porta direttamente in loco. Si risparmiano almeno una
trentina di dollari. Per quanto concerne il Great Coral Reef è abbastanza
indifferente perché i prezzi sono tutti sulla stessa linea, ciò
che fa la differenza è il tipo di imbarcazione che si vuole prendere
per arrivare sulla barriera. Ovvio che più la barca è grande e veloce
e più l’escursione è costosa. Ma a conti fatti tutte le escursioni,
dalla più economica alla più esosa, includono le stesse cose: due
punti di immersione, attrezzatura per diving/snorkeling, pranzo
e merenda a bordo con bevande a pagamento. Noi da buone “braccine”
prenotiamo una tra le escursioni più economiche: 70 dollari a testa,
che peraltro così economica poi non è !!! Dopo aver riposato ci
cambiamo e ci lanciamo nella Cairns by Night. Non ci sembra vero
tornare a vedere così tanti luci e a percepire così tanti suoni
dopo 10 giorni passati nel deserto. Constatiamo nostro malgrado
che il “famoso” Night Market, che su internet era stato tanto decantato
come il miglior posto per fare acquisti, è una mezza bufala. Vasta
scelta di abiti e souvenirs non mancano ma nulla in confronto al
Paddy’s di Sydney sia per qualità che per prezzi. Io fortunatamente
avendo già fatto il grosso degli acquisti a Sydney la prende bene,
Daniele invece rimane a lungo atapirato. Verso le 22.30 andiamo
al Soho, una discoteca che questa sera, dalle 23 a mezzanotte, offre
Free Drinks. Direi niente male, peccato che ordinare da bere al
bancone diventa un po’ come assaltare forte Apache.
1/9 KURANDA Fuori il tempo fa schifo e andare al mare sarebbe pertanto
tempo sprecato. L’escursione a Kuranda, nell’ entroterra del Queensland,
diventa perciò un’ancora di salvezza per non buttar via la giornata.
Compriamo il biglietto per il treno direttamente in stazione a 50
AUD. Il mezzo di trasporto risale addirittura al 1936, ma proprio
per questo assolutamente caratteristico. Per gli amanti del “brivido”
è invece possibile raggiungere Kuranda con la Skyrail, una specie
di ovovia che collega l’ antica cittadina a Cairns. Il viaggio dura
un’ora e 45 minuti, ma passa in men che non si dica perché il panorama
circostante è assolutamente suggestivo, con cascate e foresta pluviale
a farla da padrone. Arrivati a Kuranda abbiamo un solo obiettivo:
il Koala Gardens. Qui si può vedere tutta la fauna Aussie a distanza
ravvicinata. Scattiamo 1000 foto a wallabies (canguri più piccoli),
coccodrilli e serpenti, ma il soggetto più gettonato è il Koala.
Animale assai simile ad un orsacchiotto, in grado di dormire fino
a 20 ore al giorno. Daniele paga 14 dollari e si fa fotografare
con lo strano mammifero in braccio. Per le 18 siamo in ostello.
Ad attenderci c’è una “spiacevole” sorpresa: in stanza non siamo
più da soli, ma con 2 nuovi coinquilini (un giapponese e un canadese)
che peraltro si rivelano molto simpatici. Il problema è un altro:
gli spazi e l’ordine !!! Passiamo la serata in uno dei numerosi
locali della cittadina, il Rhinobar, dove per l’occasione offrono
flute di champagne a tutte le donne. Di conseguenza scroccare da
bere alle ragazze, con l’intento di conoscerle diventa l’obiettivo
di serata….
2/9 TRINITY BEACH Al risveglio ho la testa che pesa un paio di tonnellate.
Se la sera precedente avessi bevuto un paio di bicchieri in meno
sarebbe stato meglio… Anche oggi il tempo non è eccezionale, ma
proviamo lo stesso ad andare al mare questa volta. Prendiamo l’autobus
(SunBus) in centro e con 10 dollari ci garantiamo il viaggio andata
e ritorno per la spiaggia di Trinity Beach. Infatti a Cairns il
mare praticamente non esiste. O meglio: c’è, ma la marea fa si che
si ritiri fino a centinaia di metri dalla riva. Questo ha indotto
a costruire un pezzo di spiaggia artificiale con una grossa piscina
nel mezzo. La Lagoon, così viene chiamata, la prenderemo in considerazione
più avanti quando non avremo molta voglia di prendere l’autobus
e spostarci per trovare un fazzoletto di terra dove sdraiarci e
prendere il sole. Che dire di Trinity Beach? La spiaggia è piccola,
il mare color caffèlatte e come se non bastasse il tempo peggiora
in men che non si dica. Alle 15.30 siamo già di ritorno. Sebbene
Trinity e Cairns siano a soli 40 minuti di distanza, il tempo che
troviamo in quest’ultima è eccellente. Dato il nostro colore cadaverico
decidiamo di andare alla Lagoon e di metterci per un paio di ore
orizzontalmente. La sera scopriamo due ottimi posti: il Montezuma
e il PJ O’Brien. Montezuma è un ristorantino messicano dall’ottima
cucina e dai prezzi tutt’altro che proibitivi. PJ O’Brien è un pub
di medie dimensioni con bancone circolare in mezzo al locale, piccola
pista da ballo, qualche tavolo con sedia, e soprattutto un milione
di persone in piedi a cantare e a far casino. Ovviamente la metà
sono ragazze sbronze….
3/9 PALM COVE Oggi la giornata è straordinaria: zero nuvole e sole
rovente. Prendiamo stesso autobus di ieri, con stessa tariffa, ma
questa volta andiamo a Palm Cove, una spiaggia poco più a nord di
Trinity Beach. Sull’autobus conosciamo due cugine australiane con
genitori sardi. Sono simpatiche e carine. Val la pena stare con
loro tutto il giorno…. Palm Cove è decisamente meglio del posto
visto il giorno prima: spiaggia più grande, sabbia più chiara e
mare più pulito, anche se tutto ciò non ha nulla a che vedere con
Carabi o Maldive. La sera facciamo i conti col sole e con la nostra
pelle. La protezione 25 italiana non è come quella locale. Qui le
creme hanno un coefficiente protettivo superiore alle creme europee,
poiché il buco dell’ozono è maggiore al di sopra del continente
oceanico che nel resto del pianeta. Risultato: siamo pronti per
essere serviti al ristorante come aragoste !!! Per la prima sera
da quando siamo partiti andiamo in un ristorante italiano a provare
la pizza (Verdi’s Restaurant). Consiglio: lasciate perdere !!! E’
stata l’ennesima dimostrazione che dei piatti italiani all’estero
è meglio diffidare.
4/9 LAGOON Anche oggi il tempo fa i capricci, sono più i momenti
di nuvole che quelli di sole. Andare al mare non sembra la scelta
migliore. Ci rilassiamo quindi alla Lagoon di Cairns. Al ritorno
in ostello abbiamo la riprova che qui il sole, se vuole, sa farti
male: nonostante i persistenti nuvoloni siamo più rossi del giorno
precedente. Come è possibile ??? Nel frattempo io sta covando un’
influenza poco opportuna vista la situazione, e assumo Tachipirine
come fossero caramelle per poter stare in piedi. A differenza della
sera precedente ci buttiamo in uno dei numerosi ristoranti di differente
cucina internazionale che la cittadina di Cairns offre: quello greco
(non ricordiamo il nome). Il cibo è mediterraneo e tutto sommato
buono, ma ciò che spicca è l’ilarità dei camerieri e l’ambiente
goliardico che si crea: cantare, ballare e spaccare i piatti per
terra qui è consuetudine.
5/9 GREAT CORAL REEF Oggi è il grande giorno, o meglio uno di quelli
che aspettavamo fin dal momento della partenza: l’ escursione sulla
Grande Barriera Corallina. Il risveglio è tutt’altro che agevole,
data la sveglia alle ore 7 e il rientro in ostello a notte fonda
della sera precedente. La barca non è grande ma ben attrezzata e
l’equipaggio preparato e disponibile. In tutto saremo una ventina.
In 2 ore arriviamo al Reef. Man mano che ci si allontana dal molo
di Cairns, l’acqua vira dal marrone torbido all’azzurro cristallino,
intercalato dal blu corallino. Alle 11 facciamo la prima delle due
soste previste. Quelli che hanno il brevetto fanno diving, gli altri
semplice snorkeling. Noi, privi di brevetto, ci lanciamo in acqua
senza bombole e solo con maschera e boccaglio. Il mare è molto bello
e di una limpidezza che abbiamo visto in pochi altri posti. Anche
il corallo ha dei bellissimi colori e delle forme stranissime. Ci
deludono invece i pesci, più scarsi e piccoli che in altre parti
del mondo. A dire il vero vedo anche uno squaletto, peccato che
in quel momento la macchina fotografica sia nelle mani di Daniele
a decine di metri da me. Pazienza, vorrà dire che rimarrà tutto
un bel ricordo nella mia memoria, mai immortalato. Il pranzo sulla
barca è un po’ scarsino e quasi esclusivamente a base di cipolla.
Una manna per il mio palato che odia la cipolla…. Nella seconda
immersione oltre a far snorkeling, ci cimentiamo anche in tuffi
dalla barca. Il ritorno in barca è lungo, ne approfittiamo così
per coltivare al meglio la nostra abbronzatura e per scambiare 2
chiacchiere con dei ragazzi scozzesi. L’argomento come spesso accade
in questi casi è il calcio. In serata andiamo a bere una birretta
al solito PJ O’Brien, consci che domani sarà l’ultimo giorno intero
nella terra dei canguri.
6/9 PALM COVE E’ l’ultimo giorno. Cogliamo perciò l’occasione per
tornare a Palm Cove a goderci l’ultimo sole australiano. Questa
volta, a differenza dell’altra, il mare è una tavola: nemmeno un’onda
e l’acqua più calda. La sera passa melanconicamente. Alle 5 abbiamo
il taxi per l’aeroporto, dove il volo Virgin Blue ci riporterà a
Sydney per prendere il volo intercontinentale. Salutiamo tutte le
persone conosciute in questi 7 giorni in ostello e non solo. Diciamoci
la verità: lasciare Cairns e l’ Australia si sta rivelando più difficile
del previsto.
7/9 SYDNEY Preso l’aereo che da Cairns ci riporta a Sydney, abbiamo
ancora diverse ore davanti a noi prima di imbarcarci sul volo intercontinentale
che ci condurrà a Bangkok e che decollerà solo alle 18. L’attesa
è troppo lunga e pensare di aspettare quasi 8 ore nell’aerostazione
è improponibile. Lasciamo di conseguenza i bagagli in deposito e
prendiamo due biglietti per Sydney by Tube. Ripercorriamo marciapiedi
già calpestati tre settimane prima con enorme piacere; rivisitiamo
l’ Haymarket convinti di trovare il Paddy’s aperto per poter effettuare
gli ultimi acquisti. Ma con grosso dispiacere lo troviamo chiuso.
Daniele diventa una furia: lui non ha ancora comprato nulla e aspettava
questo momento per poter fare folli acquisti. Ci riduciamo quindi
a comprare qualcosina negli altri negozi del centro e torniamo mesti
e tristi in aeroporto quando l’orologio segna le 16. Ci siamo. Abbiamo
le cinture allacciate e l’aereo sta per decollare. Ne è passato
di tempo….Sembra ieri che siamo partiti da Malpensa…. Il ricordo
di questa vacanza rimarrà indelebile nelle nostre menti. Non solo
per i posti visti e per la piacevole routine vacanziera, ma soprattutto
per lo stile di vita australiano, così cordiale e amichevole come
mai trovato da nessun altra parte. Mettiamoci anche il fatto di
essere ben consci che un posto collocato dall’altre parte del mondo
rispetto all’Italia, ben difficilmente viene visitato due volte,
che le lacrime sono d’ obbligo. Dovremmo dire addio, ma ci viene
più facile dire: ARRIVEDERCI Australia.
11/9 MILANO Dopo 3 giorni trascorsi a Bangkok, facciamo ritorno
a casa. Bangkok l’avevamo già vista in un precedente viaggio in
Thailandia, pertanto la conoscevamo già. E’ stato però utilissimo
fermarci là per tre giorni, in modo da alleviare la tristezza per
la partenza dall’Australia e per fare shopping sfrenato. Domani
ricominceremo a lavorare….Non si può riportare il datario al 16/8
??? Che malinconia !!!
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