Quando nel 1606 Pedro Fernandez de Quiros salpò dal porto spagnolo
di Callao in Perù, era convinto di veleggiare verso il "grande continente
meridionale" e chiamò la terra appena scoperta, sulla quale era
sbarcato, Australia del Espiritu Santo. Sbagliava: non aveva scoperto
la Terra Australis, bensì le Nuove Ebridi, ma in compenso aveva
coniato per primo nel mondo quel termine, Australia, alla cui sola
pronuncia scattano nella nostra mente immagini di canguri, boomerang,
koala e spazi sterminati. Richiudo la mia guida e mi lascio andare
a queste riflessioni a bordo del 747 Alitalia che sta portando per
la prima volta me mia moglie Vittoria a Sydney con un volo - compreso
lo scalo tecnico a Bangkok - di circa 20 ore. Allo sbarco ci accoglie
una giornata luminosa, ma fredda e non c'è da stupirsi: siamo a
fine Giugno, all'inizio dell'inverno australe. Per qualche giorno
bighelloniamo in città: la baia la divide in 2 parti: Sud, con il
centro storico ed i monumenti più importanti e Nord unite dall'Harbour
Bridge che chiamano anche "il vecchio attaccapanni" e dalla cui
sommità si ha una veduta straordinaria della baia. Visitiamo poi
la Sydney tower (305 mt); l'Opera House, inaugurata nel 1973 dopo
14 anni di lavori e divenuta il simbolo della città; il Botanic
Garden, contiguo all'Opera House; Circular Quay, la banchina da
dove partono tutti i ferries della baia (un giro in Ferry è obbligartorio);
The Rocks, il primo insediamento della città, sorto su un promontorio
roccioso, con le sue stradine acciottolate, le case in stile coloniale
ed i risorantini in uno dei quali mangiamo una bistecca di bufalo
semplicemente sontuosa… Vi suggeriamo infine una gita di un giorno,
facilmente organizzabile dall'albergo, alle Blue Mountains, così
chiamate per via della foschia blu emanata dagli eucalipti, ad un
centinaio di Km all'interno. Si arriva a Katoomba ed Echo Point,
da dove si ha una vista fantastica sulle formazioni rocciose chiamate
Three Sisters e sull'intera vallata. Il 4 Luglio ci trasferiamo
con un volo interno a Brisbane, capitale del Queensland, 1000 Km
a Nord di Sydney. Nata come colonia penale intorno al 1820, attualmente
ha assunto l'aspetto di una grande metropoli. Già all'atterraggio
scopriamo che il clima è mutato: non più invernale, ma decisamente
primaverile. Prendiamo possesso in aeroporto della Toyota Corolla
prenotata da Sydney: il volante a destra e la guida a sinistra mi
straniscono un po', ma poi ci si fa l'abitudine. Certamente l'idea
di raggiungere Cairns a 2000 Km di distanza con l'auto anziché con
un comodo volo potrà apparire a molti faticosa, soprattutto se consideriamo
che l'altisonante nome di Highway One si riferisce in alcuni tratti
a poco più di una mulattiera. Tuttavia solo l'auto consente la scoperta
di paesaggi stupendi, recessi nascosti ed un contatto con la popolazione
che ripagano ampiamente della fatica. Ci dirigiamo dunque a Nord,
lungo la costa, incrociando spiagge, foreste pluviali, piantagioni
di canna da zucchero e lussureggianti parchi nazionali. Al largo,
isole di tutte le dimensioni e la grande barriera corallina che
ci accompagnerà sino a Cairns. Decidiamo di visitare l'isola di
Frazier, l'isola di sabbia più grande del mondo (km 120 x 15), ricoperta
di fitta vegetazione e dune di sabbia. Non ci sono strade asfaltate
ma solo piste che conducono a torrenti, un lago centrale ed alla
lunga spiaggia esterna, sull'oceano. Qui affiora malinconico il
relitto arrugginito della Maheno, nave passeggeri affondata nel
1935. E' possibile sorvolare l'isola a bordo di piccoli Cessna che
atterrano direttamente sulla battigia. Visitiamo poi il Parco Nazionale
di Eungella situato ad una settantina di Km ad ovest di Mackay.
Lungo il Broken River si possono avvistare martin pescatori, cacatua,
ornitorinchi e rane esclusive di quest'area. Un altro Parco Nazionale
molto bello è quello di Cape Hillsborough. Situato circa 50 Km a
Nord di Mackay, comprende un promontorio roccioso di 300 mt di altezza,
la vicina Andrews Point e Wedge Island, collegate da una striscia
rocciosa percorribile con la bassa marea. Ancora un centinaio di
Km più a Nord ed eccoci a Whitsunday: da Airlie Beach è possibile
imbarcarsi per molte delle meravigliose 74 isole, in gran parte
disabitate, che compongono l'arcipelago. A Townsville non c'è molto
da vedere, ma non si può mancare l'acquario (Great Barrier Reef
Wonderland), con un tunnel sottomarino di alcune decine di metri.
Fa un certo effetto veder passare uno squalo di 5 metri a 30 centimetri
dal proprio naso… Proseguiamo verso Nord: tra Ingham e Cardwell
la Bruce Highway si arrampica sulla costa regalandoci scorci spettacolari.
Giunti a Mission Beach, ci imbarchiamo per visitare la famosa Dunk
Island, una delle più belle della barriera, integralmente protetta
come Parco Nazionale. Su molte spiagge vediamo grossi bottiglioni
di aceto ai piedi di cartelloni che mettono in guardia contro le
punture di meduse (sea-Wasp), alcune delle quali mortali (box Jellyfish).
Arriviamo finalmente a Cairns: qui ci fermiamo un paio di giorni
perché c'è molto da vedere nei dintorni. A nord della città si raggiunge
Mossman e si traghetta sul fiume Daintree, dove facilmente si avvistano
coccodrilli. Il traghetto funziona dalle 6 alle 18 e si possono
fare escursioni sul fiume con lo "Spirit of Daintree" o con il "Crocodile
Express".Arriviamo finalmente a Cape Tribulation così chiamato per
via delle "tribolazioni" che dovette patire il capitano James Cook
per disincagliare il suo Endeavour dalla barriera corallina. Ma
il nome non tragga in inganno: lo scenario è superbo e lunghe spiagge
deserte si dipartono a nord e sud del basso promontorio. Giustamente
i dèpliant pubblicitari reclamizzano il Capo come il luogo "where
the rainforest meet the Reef", dove la foresta pluviale incontra
la barriera corallina. La nostra guida dice che da Cape Tribulation,
per raggiungere Cooktown, il primo insediamento inglese in Australia,
occorre un auto a trazione integrale; non siamo del tutto convinti
e proviamo, ma dopo qualche centinaio di metri di pessima pista
ci dobbiamo arrendere e mestamente torniamo indietro. Il giorno
successivo partiamo da Cairns alla scoperta dell' Atherton Tablelands,
un altopiano spesso oltre i 900 metri, una delle aree più verdi
di tutto il Queensland . Il percorso del trenino che si arrampica
sino a Kuranda sarebbe spettacolare, con scenari incantati di fitte
foreste, strapiombi e piantagioni di the, ma l'auto ci è indispensabile
per visitare il resto dll'altopiano. Kuranda è una cittadina suggestiva,
con un animatissimo e variopinto mercatino domenicale. Oltre Mareeba,
visitiamo poi Malanda, una delle perle dell'altopiano: qui incappiamo
in un autentico rodeo locale con cow-boys che tentano di cavalcare
tori e cavalli bradi o catturano con il lazo vitelli che poi rovesciano
sull'arena. Sembra di essere in qualche paesotto del Wyoming. Siamo
gli unici turisti e molti locali, tra una bistecca ed una birra,
guardano incuriositi più noi che lo spettacolo. A 6 Km da Ravenshoe,
all'estremità occidentale dell'altopiano, incontriamo le Millstream
Falls, le cascate più estese d'Australia, nonostante il salto sia
di soli 13 metri. Prima di rientrare a Cairns, poco prima del villaggio
di Babinda, giriamo a sinistra per le Josephine falls. Dopo altri
7 Km di fitta foresta tropicale raggiungiamo i Babinda Boulders,
dove un torrente dalle acque cristalline scorre tra enormi massi
levigatissimi; liane e felci si specchiano nell'acqua: è un posto
magico. Il 17 Luglio, dopo aver lasciato l'auto all'aeroporto di
Cairns, partiamo nel pomeriggio con un volo interno della Ansett
NT per Alice Springs, nel cuore del continente australiano. Dopo
circa 4 ore ci accingiamo all'atterrraggio: i monti della MacDonnel
Ranger, visti dall'aereo nella luce radente del tramonto, ci danno
un'emozione indescrivibile. Un'emozione altrettanto brusca la proviamo
all'uscita dall'aereo: al posto del dolce clima tropicale ci accoglie
un freddo pungente. D'altra parte è normale se consideriamo che
siamo in pieno inverno e circondati da almeno 1000 Km di deserto
in tutte le direzioni! La città deve il suo nome (le sorgenti di
Alice) alla moglie di Mr Todd, il sovrintendente della linea telegrafica
che alla fine del secolo scorso sarebbe arrivata sino a Darwin e
da lì, collegata a Giava con la linea sottomarina, avrebbe messo
in collegamento il continente con l'Europa. La città non offre granché,
ma merita una visita il museo Flynn, il leggendario "Medico volante"
fondatore del Flying Doctor Service e molto amato dagli australiani.
Per visitare i dintorni di Alice bisogna preventivare 3-4 giorni
perché i luoghi da vedere sono tanti e tutti incredibilmente belli.
Il primo giorno ci dirigiamo verso la serie impressionante di gole
disposte ad Est: Emily Gap, Trephina Gorge; e ad Ovest: Standley
Chasm (la più bella), Ellery Gorge, Serpentine Gorge, Glen Helen
Gorge. La sera assistiamo in città ad uno spettacolo di danzatori
e suonatori di uno strano strumento ricavato da un legno cavo (dageriddoo?).
L'aborigeno che lo suona ad un certo punto offre ai turisti la possibilità
di provare: in un impeto di incoscienza accosto le labbra allo strumento,
ma riesco solo a produrre delle inquietanti sonorità che ricordano
molto da vicino quelle prodotte da Totò con il palmo della mano
ne "l'oro di Napoli". Il giorno successivo, di buon mattino, partiamo
per il King's Canyon. Appena lasciata la Stuart Highway, 130 Km
a sud di Alice, incontriamo gli Henbury meteorite Craters, un gruppo
di 12 antichi crateri fra i più ampi al mondo. La strada sterrata
che conduce al Canyon, la Ernest Giles Road, sarebbe sconsigliata
alle vetture non a trazione integrale, ma in realtà ha un ottimo
fondo e potrebbe presentare qualche difficoltà solo in caso di pioggia,
un evento tutt'altro che probabile. Dunque andiamo: se lo sapesse
l'AVIS, la compagnia che ci ha affittato l'auto, non sono certo
che sarebbe d'accordo. Ai lati della pista incrociamo incredibili
dune rosse, alcuni Wallabys, termitai giganti (alcuni alti circa
4 mt.) dei dingo. Ci accoglie infine il King's Canyon, una gola
incredibile dalle pareti rossastre alte sino a 270 metri: nel punto
chiamato il giardino dell'Eden crescono rigogliose le palme, verdeggianti
sullo sfondo rosso ocra. Sembra di essere in Marocco. Il giorno
dopo lasciamo King's Canyon per Ayers Rock, Uluru in lingua aborigena.
La roccia più famosa del mondo è lunga 3,6 Km ed alta 348 metri.
Alla base sono presenti molti siti sacri per gli aborigeni, vietati
ai turisti. Gli aborigeni considerano anche sacrilego salire sulla
roccia; a parte la fatica ed altre considerazioni, non fatelo: vi
trovereste sull'unica cosa da vedere nel raggio di decine di Km.
Invece non dovete assolutamente perdere lo spettacolo della roccia
all'imbrunire: mentre il sole tramonta alle vostre spalle, la roccia
cambia colore, dal rosso sangue al porpora, al viola acceso, al
rosa… Ad una trentina di Km ad ovest di Ayers Rock i 28 massi che
compongono i monti Olgas costituiscono un labirinto di cupole rocciose
incise da spaccature e sentieri di indicibile bellezza. Gli aborigeni
chiamano i monti Olgas "Katatjuta" che significa luogo dalle molte
cupole. Alcune di queste rappresenterebbero i Pungalunga, giganti
che si nutrivano di aborigeni. Rientriamo ad Alice Springs per iniziare
il lungo viaggio verso Darwin, 1500 Km più a nord, lungo la Stuart
Highway che fino alla 2° guerra mondiale era semplicemente "The
Track", la pista in terra battuta che univa le due città. Quando
siamo a circa 100 Km a sud di Tennant Creek incontriamo i "Devil's
Marbles" o marmi del diavolo. Sono giganteschi massi sferici sparsi
ai lati della strada, alcuni in precario equilibrio. Secondo una
leggenda aborigena rappresenterebbero le uova del cosiddetto Serpente
Arcobaleno. Oltrepassata Tennant Creek, all'incrocio con la Barkly
Highway, troviamo il monumento a John Flynn, il medico volante.
Tennant Creek costituisce, ad eccezione di Katherine, l'unica cittadina
tra Alice e Darwin; nei suoi dintorni vi sono numerose miniere d'oro.
Visitiamo la Peiko Mine e la Noble's Nob Mine, la più ampia miniera
a cielo aperto di tutto il continente. Proseguiamo la nostra cavalcata
verso nord sino ad arrivare, dopo altri 550 Km, a Mataranka dove
una cristallina sorgente termale a 34°, cui si accede liberamente,
è circondata da palme e foresta tropicale: il bagno è rilassante
e rigenerante. Da Mataranka la Roper Highway costeggia per lungo
tratto il Roper River, paradiso dei pescatori, in direzione del
golfo di Carpentaria, 300 Km più ad Est. Raggiungiamo Katherine
dove ammiriamo le impressionanti katherine gorge, lunghe circa 12
Km. Ogni giorno partono crociere a bordo di lance a motore che durano
dalle 2 alle 9 ore e che arrivano, intervallate da camminate, sino
alla 9° gola, la più spettacolare. Altri 100 Km verso nord ed eccoci
a Pine Creek: qui dobbiamo decidere se raggiungere la nostra meta,
il Kakadu National Park, attraverso la comoda Arnhem Highway oppure
"tagliare" verso Cooinda e Jabiru, risparmiando circa 200 Km. La
strada viene segnalata come "pista, spesso chiusa durante la stagione
delle piogge", ma ora siamo nella stagione asciutta… Insomma decidiamo
di tentare e scopriamo che la strada è stata interamente asfaltata
sino al nostro albergo, nel cuore del parco: il Kakadu Holiday Village.
Il parco è di una bellezza assolutamente unica e si estende per
quasi 1.300.000 ettari con l'unica stranezza di comprendere al proprio
interno una base della Ranger Uranium Mine; la presenza di una miniera
di uranio all'interno di un parco nazionale ha scatenato in passato
e scatena tuttora violente polemiche. Nel parco vivono - tra l'altro-
275 specie di volatili (un terzo dell'intera Australia), cicogne
Jabiru, Cacatua neri, wallabys, barramundi, innocui coccodrilli
d'acqua dolce, chiamati localmente freshie ed i più temibili coccodrilli
di mare (saltie) che risalgono facilmente i fiumi sino a molti km
all'interno. Presso il South Alligator River Crossing il fiume,
a distanza di decine di Km dal mare, risente delle maree con escursioni
di livello di circa 6 metri ed è uno dei posti migliori per l'osservazione
dei coccodrilli. Inoltre, nel parco esistono migliaia di siti di
arte rupestre: da non perdere assolutamente quello di Ubirr e di
Nourlangie Rock. Quest'ultimo costituisce la concentrazione di arte
rupestre più ricca e più nota del Kakadu: una delle incisioni più
famose ritrae Namarrgon, "l'uomo fulmine"; sono anche presenti incisioni
con la tecnica cosiddetta "a raggi X". E' consigliabile visitare
il parco nella stagione asciutta; fra Novembre e Marzo invece cadono
circa 1300 mm di pioggia e la temperatura sale oltre i 35°: l'umidità
e le mosche possono risultare insopportabili. Il nostro viaggio
volge al termine: la nostra prossima tappa è Darwin. La città venne
distrutta la vigilia di Natale del 1974 dal ciclone Tracy e non
ha molto da offrire se si esclude Acquascene, presso Doctor 's Gully,
dove con l'alta marea i pesci (alcuni veramente giganteschi) vengono
a mangiare il pane gettato dai turisti ed East Point, un lembo di
terra a nord di Fannie Bay: consiglio di visitarlo nel tardo pomeriggio,
quando i canguri vengono a prendere il cibo ed il tramonto incendia
la baia.
Domani, dopo quasi un mese che girovaghiamo in Australia, con un
volo della Qantas raggiungeremo Singapore e da lì, con un altro
volo Alitalia, Roma. Riportiamo, impressi nella nostra videocamera,
ma soprattutto nei nostri cuori, ricordi indimenticabili. Arrivederci
Australia. Certamente torneremo: la metà occidentale del Continente,
a noi ancora sconosciuta, ci aspetta…
Guide e Mappe consultate:
-Australia Guide EDT Versione italiana della Lonely Planet
-Australia e Nuova Zelanda Studio FMB Bologna 1:4000000
-Australia Guide APA Zanfi Editori
-Australia Guide MOIZZI
- Queensland UBD 1:2500000
- Northern Territory UBD 1:2000000
|