Questo
è il resoconto più fedele possibile del viaggio effettuato
nell'agosto del 2002 tra Zimbawe e Botswana in Africa!
Tutto è iniziato più o meno a Marzo, quando Paolo
(grande esperto di Africa) ci ha proposto per l'ennesima volta un
viaggio in queste zone: quest'anno i tempi erano maturi, allora
diciamo SI'!
Diffondiamo la voce e cerchiamo qualche altro partecipante, alla
fine ci troviamo in 9 io (Massimo) e Paola, Birgi e Manu tutti alla
prima esperienza di safari e di Africa, Giangi ed Enrica con il
figlio Aldo di 11 anni, con esperienza africana e un'incredibile
passione per gli animali e infine Paolo e Davide, padre e figlio
ormai quasi di casa da queste parti.
La fase preparatoria è quasi totalmente in mano a Paolo che
si è occupato dei voli (con l'Air Zimbawe la più economica
con circa 1000 Euro e che si rivelerà una compagnia complessivamente
buona), del noleggio delle jeep e delle prenotazioni dei campi all'interno
dei parchi e dei lodge.
Qualche riunione preparativa, un po' di divisione dei compiti, la
spesa iniziale e siamo pronti a partire!
Sabato
27.07.
Finalmente si parte, ci aspetta una giornata di viaggio ma il morale
è alle stelle. Il primo volo British Airways da Genova a
Londra Gatwich è senza storia a parte i controlli decisamente
fiscali al check-in e una quarantina di min. di ritardo. A Londra
troviamo una coda incredibile al bancone dell'Air Zimbawe, anche
qui lunghi controlli e arriviamo al gate giusto in tempo. Sull'aereo
diretto ad Harare (capitale dello Zimbawe) scopro per la prima volta
in vita mia cosa vuol dire sentirsi bianchi
. Ogni tanto è
utile vedere da un'altra prospettiva
Domenica
28.07
In qualche momento durante la notte abbiamo passato l'equatore,
finalmente atterriamo in Africa, nel nuovissimo aeroporto internazionale
di Harare, sbrighiamo le formalità burocratiche ( US$ 45
per un visto doppio) passiamo nella vecchia zona dei voli nazionali
e aspettiamo 4 ore il volo per Victoria Falls. Nel frattempo in
un negozietto scopriamo che la situazione economica in Zimbawe non
è delle migliori, mentre il cambio ufficiale di aggira intorno
ai 45 Zimba$ per 1 US$ il cambio nero è circa 7 volte tanto!
Comunque dopo ancora un'oretta di volo raggiungiamo finalmente Victoria
Falls, all'aeroporto troviamo le nostre jeep che ci accompagneranno
fedelmente per i prossimi 10 giorni, un salto all'agenzia dove sbrighiamo
le pratiche per il noleggio. Siamo a posto e possiamo raggiungere
il Rest Camp dove dormiremo, in sottofondo si sente il rumore delle
cascate e se ne vede il fumo!
Poco alla volta capiamo che la situazione in Zimbawe sta diventando
rapidamente drammatica: i prezzi sono praticamente allineati al
cambio in nero, la benzina scarseggia, ad ogni angolo veniamo letteralmente
accerchiati da locali che vogliono cambiare i dollari (si arriva
fino a 500 a 1), Paolo e Davide che sono stati da queste parti solo
3 anni fa sono sconvolti dalla situazione, anche i turisti si sono
ridotti drasticamente! La politica di questi ultimi anni, con la
conseguente sospensione dal Commomwealth, ha creato un circolo vizioso
dal quale sarà molto difficile uscirne.
Ceniamo al Camp e iniziamo la battaglia serale con le zanzare!
Lunedì
30.07.
Sveglia presto e dopo una coda di un'ora per fare benzina andiamo
alle cascate, purtroppo per mancanza di tempo abbiamo dovuto sacrificare
il rafting sullo Zambesi.
Le Cascate Vittoria sono uno spettacolo della natura da lasciare
senza fiato: una muraglia di acqua lunga quasi due km e alta più
di 100 metri, una potenza incredibile, un rumore impressionante
in mezzo a una nuvola di polvere d'acqua, non per niente il nome
locale è Mosi oa Tunya che significa più o meno "fumo
che tuona", poi è arrivato Livingstone che, in perfetto
stile coloniale, ne ha modificato il nome in omaggio alla regina
sebbene fradici facciamo un lungo giro, siamo letteralmente ipnotizzati
dallo spettacolo.
Dopo un rapido spuntino ci dividiamo per fare un po' di commissioni,
conferma dei voli, pagamenti vari e spesa. Abbiamo ancora un po'
di tempo per un fare i turisti come si deve e fare shopping in un
mercatino locale, e cenare in una steak house. Anche qui abbiamo
la sgradita sorpresa di scoprire che questo ristorante ha notevolmente
risentito della crisi economica: in una sala praticamente deserta
ci spartiamo le ultime porzioni di filetto, in compenso ce la caviamo
con circa 10 Euro a testa.
Martedì
30.07
Sveglia presto, rapida colazione, carichiamo le jeep con tutti i
bagagli e partiamo alla volta del Botswana. Con una certa apprensione
(visto che il posto si chiama Kazungula!) arriviamo alla frontiera,
le formalità doganali sono piuttosto rapide (secondo gli
standard africani: circa mezz'ora), e da subito l'impressione che
abbiamo del Botswana è quella di un paese sicuramente più
organizzato. Raggiungiamo subito il Kubu Lodge poco prima di Kasane
e ci ritroviamo nel sogno di ogni turista: una serie di cottage
su palafitte tra prati curatissimi sulle sponde del fiume Chobe
popolato da ippopotami e coccodrilli, tetto di paglia, interno tutto
in legno e arredato in stile locale con le zanzariere sul letto
uno
sballo!
Non abbiamo neanche il tempo di goderci questo popò di posto
che Paolo ci richiama all'ordine, dobbiamo andare a Kasane per cambiare
e ritirare i soldi e passare dagli uffici del parco per alcune informazioni,
più facile a dirsi che a farsi, in banca c'è un sacco
di coda e alle 15.00 abbiamo appuntamento per la crociera sul Chobe!
Torniamo quindi indietro per non perderci una delle esperienze più
entusiasmanti che si possano fare da queste parti (e probabilmente
nel corso della propria vita): la crociera sul fiume Chobe si svolge
su barconi a fondo piatto (con tanto di tavolini e servizio bar!).
Si naviga tra animali di tutti i tipi e specie, elefanti, ippopotami,
bufali coccodrilli, iguana, cicogne, aquile, cormorani
. le
macchine fotografiche rischiano di fondersi, sembra di essere in
un documentario, manca la voce di Piero Angela fuoricampo, ma qui
è tutto vero, quello a due metri da noi è un vero
coccodrillo e quel branco di elefanti non è qui pro turisti!
Ma l'Africa deve ancora stupirci! Il tramonto sul fiume è
indescrivibile, i colori cambiano continuamente, il sole non cade
dietro l'orizzonte, ci sparisce dentro!
Rientriamo con gli occhi ancora pieni di tutto quello che abbiamo
visto ci continuiamo a raccontarcelo a vicenda!
La cucina del lodge si dimostra all'altezza, e una tazza di tè
sulla veranda del cottage, con i rumori degli animali come sottofondo
e una stellata unica sulla testa non può che essere la fantastica
conclusione di questa giornata!
Mercoledì
31.07
Anche la colazione al lodge è ottima in compagnia di uccelli
coloratissimi e di un facocero che vengono a scroccare un po' di
cibo ai turisti. Ripassiamo in banca per ritirare un po' di soldi,
anche se ne avrei fatto volentieri a meno, in maniera piuttosto
rapida.
Si risale in macchina e si parte finalmente per il SAFARI: entriamo
nel Chobe National Park paghiamo il nostro dazio e via! Siamo in
mezzo a un spettacolo della natura: impala, kudu, elefanti e una
leonessa che ci è passata a qualche metro dalla macchina,
senza degnarci di un minimo di attenzione, qualcosa di veramente
emozionante.
Naturalmente c'è lo spazio per i primi inconvenienti: su
una pista un po' più isolata Giangi si insabbia alla grande,
allora mano alle pale, dopo aver messo Aldo di vedetta per evitare
spiacevoli incontri, le ruote sono praticamente sollevate, spaliamo
per un'oretta, sgonfiamo le gomme, proviamo a trainarla ma niente,
riprendiamo a spalare cercando di sollevare la macchina con i cric
quando giunge un'altra jeep guidata da un sudafricano che naturalmente
si è subito premurato di aiutarci: con le gomme ancora più
sgonfie e con una spinta cumulativa riusciamo a venirne fuori. Una
birra conclude la nostra prima difficoltà africana.
Visto che si sta facendo buio ci avviamo verso al campo
ma
Giangi dov'è? Era dietro di noi due curve fa
torniamo
indietro
gomma a terra, con tempi degni di un pit-stop Ferrari
cambiamo la ruota e ripartiamo.
Arriviamo al campo quasi col buio montiamo le tende, che sono sul
tetto delle macchine e si dimostreranno molto comode sia per dormirci
che per montarle, una veloce doccia calda grazie ai pannelli solari
del campo, e ceniamo, non senza qualche difficoltà a causa
della sparizione della chiave per aprire le bombole del gas e la
qualità della carne non proprio eccellente.
Da veri buana ci concediamo anche un bicchiere di Amarula (un liquore
locale) intorno al fuoco.
Giovedì
01.08
Ci svegliamo con le prime luci per riuscire a fare un giro mentre
gli ultimi animali notturni si ritirano e gli altri si svegliano.
Anche il lato più duro dell'Africa si mostra: spesso troviamo
ossa di prede ormai ripulite e incontriamo varie carogne, anche
di un elefante, con cui avvoltoi e marabù banchettano allegramente!
A un certo punto Paolo, che guida la prima macchina, ha una discussione
sulla viabilità con un bufalo che non si vuole togliere dalla
strada: alla fine si leva e noi attraversiamo una piccola valletta
totalmente invasa da un'enorme branco di bufali, procediamo lentissimi
seguiti da centinaia di occhi con relative corna, è bellissimo
anche se ci rendiamo conto che le nostre jeep, anche se decisamente
robuste, ci fornirebbero ben poca protezione in caso di carica di
questi bulldozer piuttosto iracondi!
Facciamo una seconda colazione.. ci trattiamo bene, e allora? e
proseguiamo nel safari: elefanti, impala e kudù che ormai
non si contano e ci accompagnano nel resto della mattina. Purtroppo
siamo costretti a tornare a Kasane per alcuni acquisti visto che
per i prossimi giorni non incontreremo altri luoghi abitati. Rientriamo
nel parco per un veloce safari e per tornare al campo prima del
buio: ma la frase "domani arriviamo al campo presto" è
destinata a rimanere una pia illusione! Nella pista di rientro troviamo
un mezzo insabbiato in maniera piuttosto seria, dalle parolacce
della dozzina di persone intorno capiamo che sono italiani, allora
mano alle pale e vediamo di dare una mano. Scarichiamo tutto il
mezzo, stacchiamo il carrello e con la collaborazione di tutti riusciamo
a tirare fuori il mezzo e
sorpresa!!! La trazione dell'asse
posteriore è rotta! Ormai il buoi incombe, rimanere li non
servirebbe e non c'è modo di chiamare i soccorsi, così
torniamo al campo e avvisiamo i guardaparco. Probabilmente consci
della nostra fretta tutti gli animali escono e si mettono in posa
per foto che non possiamo fare.
Questa volta però le operazioni serali sono piuttosto rapide,
e durante la cena vediamo arrivare il malridotto ma funzionante
mezzo dei nostri amici, e il sollievo di rivederli si trasforma
in gioia quando tirano fuori una bottiglia di Jack Daniels!
Giovedì
02.08
Oggi abbandoniamo il Chobe, il percorso si annuncia piuttosto duro
e si rivelerà peggio: la prima parte scorre piuttosto bene,
a un certo punto troviamo quella che dovrebbe essere la pista nuova
ma a noi sembra solo una zona disboscata che non porta da nessuna
parte. Decidiamo quindi di prendere quella vecchia che è
in condizioni impossibili: come il motore scende di giri le macchine
affondano e un paio di volte per tirarle fuori abbiamo da lavorare
per un bel po'. Ritroviamo la pista nuova, che di fatto è
una striscia larga una decina di metri tracciata con un bulldozer
nella savana, il fondo è comunque pessimo, mangiamo e respiriamo
tonnellate di polvere, almeno per le persone che amano guidare,
è molto divertente!
Ad ogni modo siamo arrivati al Savuti National Park in tempo per
fare ancora un breve safari: l'ambiente è drasticamente cambiato,
la vita degli animali da queste parti è piuttosto dura, vivono
nella costante ricerca dell'acqua: una volta da queste parti scorreva
un fiume che si è interrato anni fa, questa forse è
l'Africa che ho sempre immaginato con vegetazione bassa e sporadiche
acacie.
Mentre siamo intenti a guardare un branco di topi ( che non sono
ratti ma ungulati) scopriamo che stiamo ammirando il mancato pasto
di due ghepardi che si stanno allontanando lanciandoci sguardi piuttosto
irati!
Raggiungiamo il campo dove scopriamo e alcuni elefanti che gironzolano
tranquillamente alla ricerca di acqua, uno tenta addirittura di
venire in doccia con noi, ma la struttura è fatta in modo
di evitare questo genere di inconvenienti
e poi non ho un
asciugamano abbastanza grande. In effetti mi sento piuttosto in
colpa utilizzare l'acqua per lavarmi, anche se di fatto l'acqua
non manca
bisogna solo pomparla da sottoterra.
Ceniamo e andiamo in tenda, ci passano a trovare una iena che cerca
silenziosa qualche avanzo e un elefante, che è tutto fuorché
silenzioso, che si aggira tra le nostre tende succhiando quel po'
di acqua che è rimasta e facendosi un giro con la mia camicia
che avevo lasciato stesa, alla fine nonostante l'allarmismo di Paola,
che fa più casino, dell'elefante riusciamo comunque a dormire.
Venerdì
03.08
Oggi è stata una giornata piuttosto tranquilla, al mattino
abbiamo visto due splendidi esemplari di iena (bhè, il termine
"splendido" riferito a una iena è un po' forzato)
ma siamo riusciti ad avvicinarle molto e a renderci conto che sono
perfettamente adattate all'ambiente in cui devono sopravvivere.
Siamo rientrati al campo a metà mattina e, oltre a fare un'abbondante
colazione, abbiamo utilizzato un po' di tempo per riordinare un
po' le macchine. Visto che la giornata lascia un po' di spazio vediamo
di fare una rapida descrizione dei mezzi meccanici che ci hanno
fin qui accompagnato: si tratta di 3 Toyota Hylux 2800cc benzina,
sono attrezzate con doppio serbatoio per il carburante e taniche
supplementari, serbatoio per l'acqua, frigo alimentato da batteria
ausiliaria, attrezzatura da cucina comprensiva di pentole, stoviglie
e bombole del gas, attrezzatura da campeggio e il necessario per
la manutenzione dell'auto (questi ultimi forse leggermente carenti).
Sul tetto si trovano le due tende, che si aprono a ventaglio, veramente
comode, a parte Paolo e Davide che avendo l'auto a due posti dormivano
nella parte posteriore della jeep in quello che è stato subito
definito il loculo.
Comunque queste nostre auto si sono comportate veramente bene visto
l'uso che ne abbiamo fatto e i percorsi su cui le abbiamo portate.
Ma tornando al nostro viaggio: nel pomeriggio abbiamo fatto un lungo
giro piuttosto a vuoto, dato che ben pochi animali si sono fatti
vedere a parte alcune giraffe e un bel branco di elefanti che sguazzava
in una pozza di fango.
Al campo abbiamo trovato alcuni gruppi di italiani con i quali abbiamo
immediatamente fatto conoscenza, poi le solite operazioni serali
e a nanna in attesa dell'elefante.
Sabato
04.08
Oggi giornata di trasferimento! Partiti alle 8.00 dal campo abbiamo
fatto il primo pezzo di strada in maniera piuttosto tranquilla,
a un certo punto una jeep di traverso in mezzo alla strada attira
la nostra attenzione: sono gli italiani incontrati ieri sera che
hanno avuto un incidente. La scena che ci si presenta davanti è
piuttosto impressionante, due jeep (quella dei nostri amici e una
guidata da due africani di un'agenzia) decisamente robuste si trovano
ad almeno 5 metri di distanza tra di loro dopo un frontale avvenuto
non certo a velocità ridotta, una delle tende montate sul
tetto si è staccata ed è volata ad alcuni metri di
distanza, le due auto sono decisamente malridotte. Per fortuna nessuno
si è fatto male sul serio, qualche contusione, un po' di
sangue e forse una frattura alla mano ( che poi non si rivelerà
tale). Subito ci fermiamo e vediamo cosa si può fare, i dottori
si mettono subito all'opera per medicare i feriti, che sono ancora
un po' scioccati, qualcuno fa un po' di assistenza psicologica (tranne
la Manu che rischia il linciaggio riprendendo la scena e cercando,
senza successo, di sdrammatizzare con una gag), mentre i "tecnici"
cercano di far ripartire le auto. Vediamo subito che per quella
dei locali c'è ben poco da fare il telaio è piegato
a metà e presto verranno raggiunti dalla loro carovana, in
quella dei nostri amici il paravacche è rientrato nel motore
e ha danneggiato il radiatore, con i cric riusciamo a liberarlo
e a raddrizzare il telaio, purtroppo uno spuntone ha forato il filtro
dell'olio e la perdita non è riparabile. Per fortuna veniamo
raggiunti da un camion sul quale carichiamo tutta la loro attrezzatura,
prendiamo col Gps le coordinate per
ritrovare l'auto, salutiamo gli amici e riprendiamo la nostra strada.
Il resto del trasferimento è stato piuttosto duro, con qualche
difficoltà di orientamento, fatto sta che abbiamo raggiunto
il 3th Bridge Camp a Moremi quasi al tramonto
ma domani si
arriva presto!!! Dopo una vivace discussione con un babbuino che
non ci voleva come vicini di casa, siamo riusciti a piazzare il
campo e dopo una doccia ristoratrice ci siamo goduti un'ottima cena
in compagnia di una delle più grandi emozioni che l'Africa
possa regalare: il ruggito dei leoni in caccia nel buio a poche
centinaia di metri da noi.
Domenica
05.08
Sveglia e solite pratiche mattutine, poi un giro fino all'ormeggio
per le barche per prenotare un giro per oggi pomeriggio. Siamo infatti
nel delta dell'Okavango, "il fiume che non riesce a trovare
il mare", un enorme labirinto di canali, lagune e isole esteso
per oltre 15.000 kmq, considerato a ragione una delle aree più
suggestive di tutta l'Africa meridionale.
Il safari mattutino si svolge in un ambiente completamente nuovo
tra guadi e vegetazione palustre, infatti è piuttosto difficile
riuscire a vedere gli animali ma ogni tanto ci sono delle apparizioni
spettacolari, vediamo decine di specie di uccelli incredibili di
tutte le dimensioni i colori e le forme possibili, naturalmente
nella nostra macchina ignoriamo completamente i nomi di tali bestie,
ci pensa Aldo che alle soste ci chiede se abbiamo notato quella
coppia di
e cita qualche nome impronunciabile
, rispondiamo
con sicurezza di sì, per dimenticarci un istante dopo il
nome dell'uccello in questione.
Durante la pausa per il pranzo facciamo il punto della situazione
della benzina che ci è rimasta: nonostante il doppio serbatoio
e le taniche di emergenza non siamo sicuri che ci basti per girare
ancora nel pomeriggio e raggiungere domani la cittadina di Maun
che si trova a un centinaio di km.
Dopo una sofferta decisione Paolo e Davide si sacrificano per il
gruppo e partono con le taniche per Maun dandoci appuntamento per
il tramonto al campo.
Quindi ci separiamo, a dire il vero con molto rammarico e anche
una punta di apprensione, con la Famiglia Baffico proseguiamo il
nostro giro inseguendo il ruggito di un leone che sembrava prendersi
gioco di noi (infatti non siamo riusciti a vederlo). Nelle prime
ore del pomeriggio ritorniamo all'imbarcadero da dove partiamo con
una piccola barca a motore e accompagnati da una guida per un breve
giro nel cuore del delta raggiungibile solo via acqua.
Ci addentriamo in un vero e proprio labirinto di canali larghi quando
la barca fiancheggiati da pareti di papiro, non capiamo come il
nostro navigatore possa orientarsi in questo dedalo per di più
"guidando" come su un autoscontro. Ogni tanto i canali
si aprono lasciando spazio a ampi laghi dove riusciamo a vedere
moltissime specie di uccelli, Aldo questa volta è con noi
e ci informa immediatamente del nome di quello che vediamo, navighiamo
per un pezzo fiancheggiati da alcuni ippopotami, che per nostra
fortuna non ci considerano visto che non avrebbero problemi a ribaltarci,
poi siamo noi a seguire alcuni coccodrilli, alla fine veniamo aggrediti
da una raganella grossa quasi quanto un'unghia. Purtroppo il tramonto
si avvicina e dobbiamo rientrare al campo, speriamo di trovarvi
già Paolo e Davide, non è così e in uno stato
di apprensione crescente prepariamo la cena e iniziamo a mangiare,
col buio non arrivano novità ma non possiamo farci molto:
non potendo muoverci non ci resta che sbizzarirci con le ipotesi,
forse non hanno trovato la benzina e sono fermi a Maun, forse non
li hanno fatti rientrare nel parco per l'ora tarda
ma tutto
questo non ci porta molto lontano, andiamo a dormire e all'alba
decideremo cosa fare. Questa notte i rumori della savana hanno un
suono più sinistro.
Lunedì
06.08
La
sveglia stamattina è suonata piuttosto tardi, tanto siamo
bloccati al campo, discutiamo sul da farsi: io sono per smontare
comunque il campo e cercare di raggiungere il gate per la strada
da cui dovrebbero arrivare Paolo e Davide, prevale invece l'idea
di fermarci qua ad aspettare, Enrica ha l'ottima idea di scrivere
alcuni messaggi da mandare, tramite un gruppo che ha dormito vicino
a noi e che sta partendo, a Paolo e ai guardaparco al gate per informarli
della nostra situazione.
Finalmente, dopo circa un'ora, vediamo sbucare la jeep dei nostri
compagni: erano rimasti insabbiati a qualche km dal campo, mentre
stavano spalando si sono accorti che una leonessa li stava guardando
da molto, troppo vicino e sono stati così costretti a chiudersi
in macchina e a passarvi la notte. All'alba hanno ricominciato a
spalare (cosa non facile in due!), per fortuna sono stati raggiunti
dal gruppo al quale avevamo consegnato il messaggio che gli ha consegnato
quest'ultimo e li ha aiutati a uscire dalla sabbia. Tutto bene quel
che finisce bene!
Oltre al racconto dell'epica nottata i nostri amici ci informano
che una coppia di leoni si sta aggirando a qualche centinaio di
metri da noi.
Sbaracchiamo in fretta il campo, facciamo rifornimento con la benzina
così duramente guadagnata e quando siamo pronti
. scopriamo
che i leoni sono venuti a cercare noi, se Maometto non va alla montagna
In effetti un grosso maschio si è sdraiato in mezzo alla
pista mentre il suo socio scorrazza tra la vegetazione nei dintorni.
Una serie di auto si avvicina al micione per fotografarlo, in questo
momento sembra piuttosto innocuo ma le enormi zampe e gli artigli
che mette in mostra ci ricordano che questa è una perfetta
macchina di morte. Per niente impressionato dalla situazione, sembra
deciso ad occupare la pista nei pressi del ponte senza considerare
che è l'unica via di comunicazione con la zona nord del parco.
Per fortuna noi dobbiamo andare a sud, e vista l'ora tarda, ci affrettiamo
in questa direzione. Dopo un'accesa discussione con il militare
di guardia al gate che voleva farci pagare un giorno in più
di permanenza, bisogna lasciare i parchi entro le 11.00, riusciamo
a raggiungere la cittadina di Maun. Purtroppo non abbiamo la possibilità
di fermarci un giorno, anzi abbiamo appena il tempo di fare rifornimento,
un po' di spesa e una telefonata a casa. Rincontriamo i ragazzi
dell'incidente, fortunatamente stanno tutti bene e sembra abbiano
risolto i problemi per la sostituzione della jeep.
Ci aspetta un lungo trasferimento, in gran parte su asfalto, per
arrivare al Nxai Pan National Park, lo raggiungiamo, una volta tanto,
ad un orario decente. Il camp site è il piuttosto spartano,
ma riusciamo lo stesso ad organizzare una doccia calda e a consumare
un'ottima cena.
Martedì
07.08
Il parco di Nxai Pan, stando alle dichiarazioni di chi lo ha già
visto e alle guide, dovrebbe essere uno dei posti più belli
ed affascinanti dell'Africa, con gli animali che si raccolgono intorno
alle poche pozze d'acqua e relative scene di caccia. In effetti
il posto è qualcosa di magico, la zona che è il fondo
di un antico lago ormai estinto, è decisamente selvaggia
e piuttosto "dura", la vegetazione è rada intervallata
da grandi "pans" di saline, peccato che si siano dimenticati
di metterci gli animali!
La pozza d'acqua artificiale che si trova al centro del parco non
è in effetti circondata dagli animali promessi: un po' di
struzzi e qualche antilope, di leoni o altri predatori neanche l'ombra.
Il guardaparco ci dice che è probabilmente dovuto al fatto
che un gruppo di leoni è subentrato nel territorio di quelli
che stavano da queste parti, e ciò ha creato qualche problema.
Ma indipendentemente dal perché, la mancanza di animali ci
ricorda giustamente che non siamo in uno zoo safari, ma in un enorme
territorio libero dove gli esseri viventi si spostano seguendo ritmi
e percorsi, a noi sconosciuti, come facevano migliaia di anni fa.
Seguendo le preziose informazioni dell'inseparabile Lonely Planet,
siamo andati a vedere i Baines' Baobabs, uno spettacolo mozzafiato,
un gruppo di baobabs di varie dimensioni veri elefanti vegetali
in mezzo a una sterminata salina. Luogo veramente magico, senza
tempo, sotto il violento cielo africano. Abbiamo la fortuna di rimanervi
da soli e ci sentiamo veramente piccoli e insignificanti.
A malincuore ritorniamo al campo per l'ultima notte in tenda di
questa vacanza. A causa di un errato acquisto fatto a Maun, ketchup
al posto di pomodoro, devo tirare fuori tutta la mie esperienza
di cucina per riuscire a creare una cena con pasta, tonno e il fondo
di cottura di una busta di Knorr, però è passabile!
Ci si prepara ad andare a dormire e io come nella più tradizionale
usanza vacanziera ho il morale a terra, non voglio ritornare a casa!
Mercoledì
08.08
Ultima sveglia al campo e relativo smontaggio, chiudiamo le tende
e ripartiamo: il primo tratto di pista, già percorso all'andata,
è piuttosto duro, mentre il tratto in asfalto è tenuto
perfettamente. Il percorso è lungo e piuttosto monotono,
infatti nel tratto di guida di Birgi dormo alla grande, l'unico
diversivo è il passaggio della frontiera dove su tre auto
che passano il confine ci controllano tre documenti diversi: la
nostra assicurazione per lo Zimbawe naturalmente è scaduta
e siamo costretti a pagarla a uno strozzino che guardacaso ha l'ufficio
qui!
Ci lasciamo alle spalle il Botswana e anche un pezzettino di cuore,
abbiamo negli occhi tutto quello che abbiamo visto e che si sta
già trasformando in ricordo, la polvere che si è accumulata
dentro le jeep e su di noi ci rammenta tutti i km percorsi.
Arriviamo a Vic Falls, che dopo le giornate nella savana sembra
sempre più caotica: durante una passeggiata siamo letteralmente
accerchiati dai locali tanto che non riusciamo a cambiare i soldi
e dobbiamo rinunciare alla cena a base di coccodrillo, rimaniamo
a mangiare al Rest Camp.
Sentiamo nuovamente il ruggito delle cascate in sottofondo
sbaglio o stasera hanno un suono più malinconico?
Giovedì 09.08
Ultima sveglia africana e per estrema pigrizia io e Paola ci alziamo
tardi, ci viene l'idea di spendere gli ultimi soldi per un giro
in elicottero sulle cascate, purtroppo non troviamo posto su voli
a un orario che ci permetta di ritrovarci per l'appuntamento: dobbiamo
infatti restituire le jeep e ritornare all'aeroporto. Ripieghiamo
per una veloce spesa al mercatino, abbandoniamo i nostri gloriosi
mezzi decisamente più sporchi di come ci erano stati consegnati
e ci facciamo accompagnare all'aeroporto, scalo ad Harare e lasciamo
l'Africa a malincuore, ci aspettano una decina di ore di volo per
fortuna di notte. Il resto del viaggio è decisamente noioso
con lunghe attese. Rieccoci a Genova dove piove, portiamo con noi
un forte odore di Africa (puzziamo come bestie!), fa piacere essere
tornati a casa
ma penso già di essermi ammalato di
"mal d'Africa".
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