Siamo partiti martedì 4 novembre da Milano con un volo notturno
(South African Airways)per Johannesburg, con coincidenza praticamente
immediata per Windhoek, capitale della Namibia. Il viaggio è stato
abbastanza buono, senza intoppi, e siamo arrivati in perfetto orario.
Dall'Italia avevamo prenotato un fuoristrada e, dopo averlo ritirato
all'aeroporto, ci siamo diretti verso il centro della città. Il
primo impatto con la guida a sinistra è stato sicuramente buono,
dal momento che la strada era praticamente deserta…. L'albergo che
avevamo contattato via Internet (Villa Verdi), elegante e raccolto,
ci è piaciuto parecchio, tant'è che ci ospiterà anche per la nostra
ultima notte africana. Se in auto ce la siamo cavata subito bene,
a piedi la situazione è stata un po' diversa: dopo soli 5 minuti
di passeggiata siamo stati vittime di un tentativo di furto da parte
di un gruppo di ragazzini, fortunatamente da noi sventato. Questo
antipatico episodio però non ci ha tolto l'appetito (anzi), e così
abbiamo cenato in un bel locale del centro, il Gathemans, dove abbiamo
mangiato molto bene, ma attenzione, un suggerimento: non andateci
se avete fretta! (due portate = due ore di attesa).
2° giorno
Dopo un'ottima colazione in albergo abbiamo lasciato Windhoek e
ci siamo diretti verso l'Intu Afrika Lodge, vicino a Mariental,
in pieno deserto Kalahari. L'ambiente era splendido, e la nostra
sistemazione grandiosa: avevamo un bungalow enorme tutto per noi,
abbastanza isolato; il letto era sistemato al piano superiore e
la parete completamente di vetro faceva si che anche da distesi
si potesse ammirare il deserto…. Verso sera abbiamo fatto un giro
(guidato) nella riserva con una land rover aperta, alla ricerca
di un incontro ravvicinato con gli animali che la popolano, e siamo
riusciti a vedere un gruppo di giraffe, numerosi orici e springbok
e un leopardo sopra un albero. Al tramonto siamo scesi dalla jeep,
e sulla sommità di una duna abbiamo preso l'aperitivo godendoci
lo spettacolo del sole che rendeva rossissima la sabbia del deserto.
Durante questa escursione abbiamo conosciuto Martino e Virginie,
una coppia italo - francese che incontreremo durante quasi tutte
le tappe del nostro viaggio. La cena, ottima, l'abbiamo consumata
nel bush del lodge, annaffiando il tutto con un buon vino sudafricano.
3° giorno
Al mattino, prima di colazione, abbiamo visitato con una guida un
villaggio di boscimani; non ne siamo rimasti particolarmente colpiti,
dal momento che la cosa ci è sembrata un po' costruita per i turisti.
La nostra destinazione per questa giornata è stata Keetmanshop;
qui abbiamo alloggiato al Canyon Hotel, discreto albergo con piscina,
dove abbiamo trascorso le ore più calde del pomeriggio. Più tardi,
con due brevi passeggiate abbiamo visitato prima una foresta di
alberi - faretra (Quivitree forest),poi una serie di blocchi di
pietra che formano il "Giant's Playground". In serata abbiamo cenato
con i nostri nuovi amici da "Lara's", in centro a Keetmanshop; il
cibo era appena discreto, ma la birra era veramente ottima!
4° giorno
Colazione e via, verso il Fish River Canyon, quasi ai confini con
il Sudafrica. Attraversando scenari molto suggestivi, siamo arrivati
in tarda mattinata al Canyon Lodge; splendida sistemazione in uno
chalet perfettamente mimetizzato fra le rocce rosse. Nel pomeriggio
ci siamo dedicati alla visita del canyon, per quello che si poteva
fare, cioè raggiungere alcuni punti panoramici in auto e scattare
alcune foto. Siamo rientrati nel tardo pomeriggio, giusto in tempo
per ammirare un tramonto stupendo dalle rocce sovrastanti il lodge
in compagnia di una birra fresca e dei nostri nuovi amici. La cena
che ci è stata servita era sontuosa, con piatti elaborati; veramente
ottima. La notte è stata un po' movimentata per l'intrusione di
un topolino che praticamente si è mangiato la nostra borsa termica,
prima di arrivare ai biscotti che conteneva….
5° giorno
Al mattino abbiamo fatto una bella passeggiata di circa 3 ore nei
dintorni del canyon, guadando fiumi (asciutti) e scalando montagne
impervie (?), quindi, dopo una doccia rinfrescante ci siamo avviati
verso Luderiz. Durante il tragitto ci siamo fermati al "Canyon Roadhouse",
per fare rifornimento alla macchina ed ai suoi occupanti; questo
hotel - bar - stazione di servizio era molto bello e particolare:
il bar ad esempio era tappezzato interamente da targhe automobilistiche
da tutto il mondo, e c'erano pezzi di automobile un po' dappertutto.
La strada proseguiva un po' monotona fin quasi a Luderiz, poco prima
di raggiungere la città un vento fortissimo proveniente dall'Atlantico
alzava una grande quantità di sabbia dal deserto circostante, e
si depositava sul manto stradale, rendendo difficile la circolazione.
Abbiamo trovato sistemazione presso il Nest Hotel, un bel albergo
sul mare, moderno ma forse un po' "impersonale". La città non sembrava
offrire nulla di particolarmente invitante, anzi ci è apparsa un
po' morta, e quindi abbiamo deciso di cenare nel ristorante dell'albergo.
6° e 7° giorno
Di buon mattino abbiamo fatto una rapida visita della città, che
con il sole aveva assunto tutt'un altro aspetto, decisamente migliore
della sera precedente. Più tardi siamo andati a visitare la città
fantasma di Kolmanshop, un tempo florida per la presenza delle miniere
di diamanti, ma poi abbandonata per l'esaurirsi delle stesse, ed
ora invasa quasi completamente dalle sabbie del deserto. Da qui
è iniziato il lungo trasferimento verso il Namib-Naukluft Park,
dove, sempre dall'Italia, abbiamo prenotato 2 notti presso il Wolwedans
Dune Lodge. Lungo la strada ci siamo fermati a Aus, per ammirare
i cavalli del deserto; abbiamo fatto rifornimento di carburante
a Helmeringhausen, da una pompa di verde che sbucava praticamente….dalla
cucina di una casa privata (con tanto di cancelli e cani sciolti).
La strada era veramente lunga, e così ci siamo dovuti fermare di
nuovo, però il distributore in questione era più convenzionale ed
aveva anche un bar annesso. Da qui, ancora un ora e mezza di sterrato,
e poi finalmente abbiamo avvistato il Lodge. Ma non era finita!
Dove siamo arrivati con la macchina c'erano solo gli uffici e occorrevano
altri 20 minuti su un fuoristrada della direzione per raggiungere
il nostro chalet, che era letteralmente in mezzo al deserto. Il
lodge era decisamente sopra la media anche se, per i gusti di Franco,
un po' troppo isolato e troppo "aperto", al punto che in due notti
avrà chiuso occhio si e no 3 ore! Purtroppo all'interno della riserva
non ci si poteva muovere autonomamente e venivamo accompagnati su
e giù per le dune da Sylvie, la nostra guida. La cosa alla lunga
era un tantino noiosa, ma ci siamo rifatti abbondantemente a tavola
con due cene veramente all'altezza, con tanto di spettacoli folcloristici
locali.
7° giorno
Da Wolwedans, modificando un po' l'itinerario originale, abbiamo
deciso di proseguire fino al Sossulvlei Lodge e da qui goderci con
maggior tranquillità le altissime dune di sabbia, probabilmente
l'attrattiva principale del paese. La nostra sistemazione al Sossulvley
Lodge ci era stata prenotata precedentemente dalla segretaria del
Wolwedans, ma la tiritera con la quale ci hanno fatto aspettare
per quasi 3 ore la stanza ci ha innervositi non poco.Dopo aver preso
visione della stessa, abbiamo deciso di concederci un po' di relax
al sole e di visitare le dune al tramonto. Così è stato e verso
le 16.30, dopo aver percorso i 60 chilometri di asfalto che dividono
Sossulvlei da Setriem, siamo arrivati al parcheggio 4x2, dove obbligatoriamente
si dovevano fermare i veicoli non dotati di trazione integrale.
La nostra Nissan invece era un 4x4 e, inserite le quattro ruote
motrici e le ridotte, abbiamo affrontato in tutta tranquillità i
circa 5 chilometri di sabbia fino a Sossulvlei. In verità per le
nostre capacità di driver il tragitto si era rivelato piuttosto
impegnativo ed in più di qualche occasione eravamo tentati di tornare
indietro ma fortunatamente siamo riusciti in qualche maniera a proseguire
fino alla meta. Una volta parcheggiata la macchina, a piedi ci siamo
inoltrati tra le dune fino a raggiungere in poco più di un'ora un
lago completamente asciutto, il Dead Vlei. Scattate le foto di rito,
siamo ritornati al parcheggio, e abbiamo affrontato il ritorno.
Purtroppo, però, per inesperienza ed incapacità del pilota (Franco),
a metà del percorso ci siamo insabbiati inesorabilmente. Preso dal
panico nel tentativo di liberarci, ha continuato ad accelerare,
e così facendo siamo affondati sempre di più. Fortunatamente è sopraggiunto
un altro fuoristrada e il conducente, che era una guida tedesca,
ci ha dato una mano e sgonfiando le gomme, togliendo la sabbia da
sotto le ruote ed avanzando molto lentamente ci ha liberati, e così
ci è ritornato il sorriso. Una volta fuori pericolo abbiamo affrontato
un'altra piccola escursione fino all'Hidden Vlei, ma la giornata
era già stata segnata dal precedente episodio….; quest'ultimo però
è completamente sfuggito di mente una volta davanti ad una cena
buffet strepitosa!
9° giorno
Di primo mattino abbiamo lasciato Sestriem - Sossulvlei alla volta
di Swakopmund. Il tragitto del nono giorno è stato molto vario con
alcuni passi di montagna da superare ed alcuni canyon. I continui
saliscendi rendevano sicuramente più impegnativa la guida, ma il
tempo scorreva velocemente, e nelle prime ore del pomeriggio eravamo
già in vista di Swakopmund, sulle rive dell'Atlantico. Dal momento
che avevamo tralasciato si prenotare una sistemazione dall'Italia,
abbiamo cercato una stanza e ci siamo fermati allo Swakopmund Hotel
& Entertainment Center, probabilmente il miglior albergo della città,
ricavato dalla vecchia Bahnhof, ovvero la stazione del treno. Il
tempo di una doccia e poi via, a visitare la città. Qui, più che
in ogni altro angolo della Namibia, si nota in maniera marcata l'influenza
tedesca nelle strade, nei palazzi in stile, e nell'impronta prettamente
turistica della cittadina. Seguendo le dritte della Lonely Planet
abbiamo fatto una tappa all'Old Africa Cafè. Per un cappuccino (o
cioccolino) ed una fetta di torta, il tutto veramente ottimo. Abbiamo
acquistato qualche souvenir, e , mano a mano che scoprivamo la città,
ci accorgevamo che aveva effettivamente ben poco di africano. Per
cena abbiamo provato al Bradhaus Pub, ma purtroppo non c'era posto,
e, sempre seguendo i consigli della guida, abbiamo optato per il
Cucky's Pub, dove abbiamo consumato una discreta cena di pesce e
…..aglio. Nel bel mezzo della cena ci sono venuti a trovare i nostri
amici Martino e Virginie, che però avevano già prenotato la cena
in un altro ristorante. Più tardi li abbiamo incontrati in un pub
lì vicino (all'ingresso ci hanno perquisiti!), e davanti a quattro
belle coca cola ci siamo raccontati le vicissitudini motoristiche
degli ultimi giorni (affondamenti su sabbia, perdita della capote
dell'auto in corsa…etc).
11° giorno
Anche in questa giornata abbondante colazione e partenza di buon
mattino alla volta del Damaraland, una regione montuosa al centro
della Namibia. Lungo la strada ci siamo fermati a Cape Cross, dove
ci aspettava una colonia di otarie simpatiche, vocianti, e soprattutto
molto puzzolenti. A questo punto ci aspettava la Skeleton Coast:
la nostra speranza era di riuscire a far rifornimento di carburante
prima di arrivare ai cancelli d'ingresso del percorso, ma dei due
distributori segnalati sulla cartina non c'era neppure l'ombra….
Abbiamo varcato l'ingresso del parco, e sul cancello un bel teschio
ci ha dato il benvenuto. Ci aspettavano ben 150 chilometri senza
incontrare anima viva, su una strada completamente cancellata dalla
sabbia sollevata da un vento incessante, che ad un certo punto ha
coperto anche il sole, ed era mezzogiorno! Avvolti in un'atmosfera
veramente da film dell'orrore, siamo giunti ad un bivio, e da qui
abbiamo deviato ad est, verso l'interno e cioè verso l'uscita del
parco. Al custode del cancello d'uscita abbiamo chiesto dove avremmo
potuto fare rifornimento di carburante, ma dopo circa mezz'ora di
chiacchiere inconcludenti abbiamo deciso di proseguire fino al Twivefoltein
Lodge, sperando di trovare lì un po' di benzina. Con il condizionatore
staccato (per risparmiare benzina), un caldo micidiale e a velocità
ridotta, siamo giunti finalmente al lodge. Un posto veramente incantevole,
e soprattutto dotato di una pompa di benzina propria, dove abbiamo
riempito il serbatoio. Scampato il pericolo di rimanere a piedi,
più rilassati, ci siamo riposati un po' all'ombra di alcune rocce
ai bordi della piccola piscina. Prima di cena, per sgranchirsi un
po' le gambe, Franco è partito per un breve trekking sulle montagne
che circondano il lodge, e scendendo dalla cima ha notato una sagoma
familiare in lontananza che si avvicinava a tutta velocità: eh si,
erano proprio loro, Martino e Virginie, che praticamente avevano
percorso il nostro stesso tragitto ma, come ci hanno raccontato
dopo, erano arrivati veramente ad un passo dal fare autostop fino
a raggiungere un distributore. Dopo un bel bagno in piscina, cena
- buffet molto valida e, come al solito birra in abbondanza.
12° giorno
Sveglia all'alba, colazione abbondante e poi, prima che il sole
iniziasse a picchiare forte, siamo partiti per un trekking in compagnia
dei nostri improvvisati compagni di viaggio. Originariamente il
percorso che avevamo deciso di intraprendere durava circa un'ora
e mezzo, ma poi ci siamo persi, e il tutto è durato più di tre ore.
Gentilmente il personale dell'albergo ci ha permesso di farci la
doccia, anche se l'orario per il check out era passato da un bel
pezzo; da qui siamo partiti, destinazione l'Etosha Park. Prima di
raggiungere Korixas ci siamo fermati a soccorrere una coppia di
donne padovane, ferme sul ciglio della strada con una gomma squarciata.
Una volta risolto il problema abbiamo proseguito, e dopo aver attraversato
Korixas siamo giunti a Outijo. Qui ci siamo fermati in una pasticceria
(naturalmente consigliata dalla Lonely), e mentre una di noi si
impegnava su Internet, l'altro si impegnava sui….dolci! Da Outijo
ancora 130 chilometri di ottima strada, e poi siamo arrivati all'Etosha
Park. Presso l'Okaukuejo Rest Camp, dove avevamo prenotato una sistemazione
dall'Italia, non avevano nessuna registrazione a nostro nome, però
dopo qualche telefonata si è risolto tutto. Il bungalow era decisamente
la sistemazione più spartana di tutto il viaggio, ma a noi non interessava
più di tanto, e dopo un veloce ambientamento ci siamo recati presso
la tavola calda del parco per prenotare la cena, dopodiché abbiamo
cominciato l'esplorazione di questo grandissimo parco, iniziando
dal lato ovest. Il paesaggio si presentava alquanto spoglio, almeno
in questo settore, e di tanto in tanto c'erano delle pozze d'acqua
(alcune naturali, altre artificiali), dove ogni tanto qualche animale
si dissetava, offrendo quindi uno spettacolo piacevole a noi spettatori.
Per il primo giorno all'Etosha, comunque i nostri avvistamenti sono
stati limitati, quindi siamo rientrati al bungalow, e poi ci siamo
recati a piedi verso il ristorante per la cena. Anche qui il buffet
non era un granché, e nell'enorme sala regnava la più assoluta disorganizzazione,
nonostante gli sforzi di un simpatico caposala. Durante la cena
abbiamo assistito, purtroppo ci accade spesso, ad un fuori programma
fatto di proteste, insulti, grida naturalmente da parte di alcuni
nostri connazionali evidentemente scontenti. Non abbiamo potuto
fare altro che vergognarci di essere italiani, e di tenerci il più
possibile in disparte….
13° giorno
Sveglia di buon'ora, colazione, e via, alla ricerca degli animali
perduti! In questa giornata abbiamo visitato la parte est del parco,
dirigendoci verso i campi di Halali e Namutoni. Appena partiti ci
siamo subito imbattuti in un branco di giraffe, anche se non erano
vicinissime. Il resto della mattinata però è stato alquanto infruttuoso
e i campi di Halali e Namutoni erano decisamente meno organizzati
dell'Okaukuejo, e anche esteticamente non reggevano il confronto.
Il pomeriggio, parte del giorno in genere sconsigliato per gli avvistamenti,
ci ha riservato invece delle piacevoli sorprese: due gigantesche
giraffe erano ferme sulla strada impegnate a bere da una pozzanghera,
impresa non facilissima, viste le dimensioni dell'animale. Poi un
gruppo di una ventina di elefanti si è avvicinato, e si è fermato
in un piccolo boschetto a pochi metri dalla strada: possiamo assicurare
che questi bestioni fanno un certo effetto quando sono così vicini
e, soprattutto, così liberi! Di ritorno al campo abbiamo scorto
una macchina che ci sembrava di conoscere; eh, già erano proprio
loro: Martino e Virginie! Non ci hanno fatto compagnia per cena
(tonno e pomodoro in bungalow), ma poi li abbiamo incontrati più
tardi, nei pressi di una pozza illuminata per l'avvistamento degli
animali., e questo è stata davvero l'ultima volta che li abbiamo
visti, e dopo aver bevuto con loro un paio di birre ci siamo salutati
e siamo andati a dormire.
14° giorno
Prima dell'alba, senza aver fatto colazione, siamo partiti con la
speranza di avvistare l'unico animale che ancora non eravamo riusciti
ad avvistare: il leone. Siamo arrivati prestissimo alla pozza di
Rietfontein, e ce n'era uno accovacciato pigramente ad un'ottantina
di metri da noi; ci siamo appostati, e siamo rimasti lì per circa
un'ora, in attesa di un suo qualche spostamento; ciò avveniva di
tanto in tanto, soprattutto quando qualche temerario (sprinbok,
orici o zebre)si avvicinava alla pozza. Soddisfatti dello spettacolo
al quale abbiamo assistito, abbiamo lasciato definitivamente il
Parco Etosha, e ci siamo diretti verso il Waterberg Plateau Park.
Abbiamo attraversato le cittadine di Otjiwarongo (rifornimento carburante),
e do Okahandija (rifornimento contanti), e in un paio d'ore siamo
giunti a destinazione. Il Waterberg Plateau Park è praticamente
un altipiano che si innalza dalla prateria di circa 200 metri, ed
è stato praticamente l'unico luogo con una vegetazione rigogliosa
che abbiamo visitato durante questa vacanza. Il parco era decisamente
incantevole, e abbiamo trascorso la giornata tra la piscina (bella)
ed un paio di trekking non molto impegnativi nei boschi che circondavano
i bungalow. Questi ultimi non erano il massimo, ma pulitissimi e
decisamente migliori di quelli dell'Etosha. In serata abbiamo cenato
presso il ristorante del parco (non male), con intrattenimento musicale
locale.
15° giorno
L'ultimo giorno di questa splendida vacanza lo abbiamo trascorso
ancora alla Villa Verdi di Windoek. La giornata l'abbiamo passata
facendo gli ultimi acquisti di souvenir al mercato artigianale in
centro (vale la pena) e facendo lavare il fuoristrada, perché non
ce la sentivamo proprio di riconsegnarlo all'agenzia in condizioni
veramente pessime.
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