Venerdi' 25 Aprile
2008
Iniziamo l' avventura visitando la bellissima Granada con
la sua superba Alhambra: un complesso fortificato tipico
dell' architettura araba, costruito sulle alture di una collina
che sovrasta la citta', cortili interni di forma squadrata fanno
capolino fra la miriade di tetti sotto di noi. Camminiamo per diverse
ore, il piu' delle volte in coda a molti altri turisti di ogni nazionalita'.
E' molto caldo e ci diverte osservare come ogni punto d' ombra sia
preso d' assalto dalla gente ! Percorso il viale alberato che conduce
all' ingresso, si apre magnifica la vista sullo strepitoso palazzo
di re Carlo V, massiccio ed imponente, cui lo stesso re, dopo la
fuga dei dominatori arabi, fece dare una sua personale impronta.
Una serie di finestre molto grandi, con vetri moderni assai spessi,
sovrasta alcuni portali di pesante legno cesellato. Fra le finestre
campeggiano enormi battacchi di rame inverdito: gli anelli partono
dalle fauci di altrettanto inverditi musi di leone. Aggiriamo questo
palazzo e proseguiamo la visita concentrando la nostra attenzione
su di un secondo palazzo: una specie di castello con due torri tozze,
larghe e bellissime. Alla cima di queste torri si accede mediante
una scalinata malamente rimodernizzata, dopo aver percorso corridoi
pittoreschi ma, secondo il nostro modesto parere, rovinati da uno
strato di cemento applicato all' antico muro di pietra. Ci domandiamo
come sia possibile che questo complesso, pur essendo entrato a far
parte dei beni dichiarati patrimonio dell' umanita' dall' Unesco,
sia stato ristrutturato con cosi' poca cura dei dettagli e con poca
attenzione per i particolari storici delle costruzioni... un vero
peccato ! Fra le due torri, dalle cui piatte sommita' si gode di
un impareggiabile panorama sulla citta' di Granada, si stende
un' incantevole distesa di muretti bassi che formano una sorta di
labirinto. Immaginiamo porte, viottoli coperti, gente che cammina
in ogni direzione, un vocio continuo e guardie armate di ronda sul
camminamento rialzato che collega fra loro le due torri. Passiamo
a visitare il cortile interno del palazzo reale, di forma rotonda,
con un bel disegno a raggera sulla pavimentazione ed un ampio portico
che sostiene il ballatoio lungo cui si aprono tante porte, tutte
rigorosamente chiuse. Al pian terreno ci sono un piccolo museo ed
una libreria, entrambi chiusi. Ci dirigiamo ora verso i giardini
del complesso: per arrivarci passiamo attraverso una bella piazzetta
incredibilmente tranquilla, sulla quale si apre il Motel America,
ad una stella e senz' altro il piu' vicino all' Alhambra.
Poco oltre troviamo il magnifico Hotel Ciudad, accanto al
quale camminiamo seguendo un bel viale in mezzo a cipressi tosati
a formare tanti archi. Specchi d' acqua e coloratissimi fiori ci
donano l' energia per continuare a camminare nonostante il caldo
torrido e gli zaini che gia' ci pesano sulle spalle. Infine visitiamo
l' ultimo grande palazzo, affascinante, pieno di archi e colonne
finemente intarsiate o ricoperte di ceramiche dipinte a caratteri
geometrici, soffitti altissimi interamente costruiti in legno sapientemente
lavorato, piscine nelle cui acque non propriamente cristalline si
rispecchiano i muri candidi degli edifici. E' giunta cosi' l' ora
di salutare Granada e ci dirigiamo in taxi verso l' autostazione;
qui attendiamo la nostra corriera, ovvero quella che ci condurra'
a Pampaneira, un villaggio ai piedi della Sierra Nevada.
Il viaggio e' rilassante ed il panorama lentamente si alza, colline
ricche di vegetazione e paesini vivaci con negozi lungo la via principale
che espongono le piu' svariate merci. Verso le sette scendiamo dalla
corriera e ci ritroviamo di fronte un paesino di case bianchissime,
molto tranquillo. Percorriamo incuriositi le viuzze che ci portano
in breve alla bella piazza, notiamo con gioia che ci sono un paio
di ristoranti, poi ci disponiamo alla ricerca di un alloggio per
la notte: troviamo una stanza nella parte piu' alta del villaggio,
con un minuscolo terrazzo che da' proprio sulle cime innevate della
Sierra. Ceniamo alla Casa Diego, con una buonissima zuppa
andalusa a base di pollo, pane e uovo, omelette spagnola con patate,
formaggio pecorino stagionato e davvero saporito.
Sabato 26 Aprile
Finalmente partiamo per il nostro trekking in mezzo alla natura
delle Alpujarras, pedule ai piedi e zaini in spalla; la temperatura
si fa subito sentire, il sole brilla in alto ed illumina tutto di
splendidi colori. Splendido e' anche il contrasto tra il nero delle
rocce, il verde della vegetazione lussureggiante ed il bianco della
neve sui picchi piu' alti e le case dei villaggi ! Camminando raggiungiamo
il villaggio di Bubion, dove entriamo in un locale pieno
di prosciutti appesi ovunque, uno splendido profumo che ci mette
appetito ! Ma e' ancora presto per il pranzo e proseguiamo, in salita,
il nostro peregrinare. Arriviamo e superiamo Capileira, poi
Pitres. Qui pranziamo su una bella piazza, sorseggiando birra
fresca che qui chiamano "tubo" per la caratteristica forma
del bicchiere: la misura piccola consente di bere la birra in tempi
brevi e questo risulta fondamentale poiche' altrimenti si scalderebbe
diventando sgradevole. Il risultato e' che se ne ordinano tante
! Ci rimpinziamo di tapas semplici ma genuine e poi riprendiamo
il cammino. Scendiamo di quota, protetti dalle fronde di boschi
ombrosi, fino ad arrivare in vista di un bellissimo e antico ponte
mussulmano, a cavallo di una gola profondissima sul fondo della
quale spumeggia un gonfio corso d' acqua. Non attraversiamo il ponte
perche' il nostro sentiero rimane sulla sinistra della gola, saliamo
desisamente su sentieri ben visibili fino a pomeriggio inoltrato.
Arriviamo stanchi ma felici a Ferreirola, dove troviamo alloggio
da Rudy, in Calle de las Aguas, in una splendida casa dal sapore
rustico, dove il bianco regna sovrano e un arredamento semplice
ma funzionale ci incanta. Dopo una doccia percorriamo la strada
asfaltata fino ad un villaggio vicino, dal momento che a Ferreirola
non ci sono locali dove poter consumare un pasto, e qui ceniamo
al bar Aljibe, con ottime tapas, zuppona di verdure e legumi, manzo
in salsa di mandorle e formaggio.
Domenica 27 Aprile
Ripartiamo e facciamo acqua sotto il bosco qui vicino, alla fonte
La Gaseose: acqua naturalmente frizzante per la presenza di gas
salutari. Costeggiamo sulla sinistra un' ampia gola selvaggia, mentre
i primi raggi del sole arrivano lentamente a bagnare di luce la
natura che ci circonda. Seguiamo una spettacolare Ruta Medievale
che ci conduce al fiume e ad un antico mulino diroccato. Quindi
attraversiamo il fiume e saliamo ripidamente: trenta tornanti in
erta pendenza ci conducono ad un vasto pianoro erboso, solcato da
una comoda carrareccia che corre fra enormi ginestre ed altri cespugli
carichi di splendidi fiori gialli. Proseguiamo fra bei prati e morbide
colline fino a guadagnare una strada asfaltata, che seguiamo per
un chilometro e che poi abbandoniamo per scendere a precipizio fin
quasi sul fondo di una nuova valle e fino allo sperduto e quasi
magico villaggio di Notales. Qui, anche se e' domenica, la
proprietaria dell' unico negozio del paese ci apre le porte e ci
vende pane e formaggio, che noi divoriamo seduti su una panca candida,
all' ombra di un muro ovviamente bianco sulla piazzetta principale.
Sazi, annusando l'aria profumata di fiori ed osservando gli anziani
abitanti uscire dalle proprie case con il bicchiere in mano, dirigersi
alla fontana e bere con gusto, ci rilassiamo fin quasi ad addormentarci.
Ma il cammino e' lungo e ci rimettiamo di buon grado gli zaini in
spalla. Ci attende una salita sfiancante senza ombra e senza un
alito di vento; il sole inesorabile ci fa bollire il cervello per
le successive due ore. Quando da dietro le fronde di un albero ci
appaiono le prime casette del villaggio di Castaras, la visione
ci apparira' come la piu' magica delle allucinazioni ! Ci concediamo
un buonissimo caffe' senza gli zaini a sbriciolarci le spalle e
gli scarponi a stritolarci i piedi. Riprendiamo la strada. Asfalto
e cemento, una tirata disumana in salita che ci depura di tutte
le tossine accumulate negli ultimi dieci anni, fino a Timar.
Altra sosta all' ombra osservando tre ragazzini che giocano con
un pallone, mentre noi tiriamo lentamente le cuoia sul sagrato della
chiesa dove fra qualche giorno organizzeranno una festa paesana,
visto lo spiegamento di sedie e tavolini accatastati contro la parete...
unitamente, forse, al nostro funerale. Ma la nostra ora non e' ancora
giunta, cosi' ci rialziamo e ripartiamo: altra salita impressionante
di un' ora e mezzo ed arriviamo a Juviles. Il gestore della
pensione Tino si vede comparire alla porta due fantasmi e, temendo
di vederci morire proprio sulle scale di casa sua, si offre di portare
i nostri zaini fino alla nostra stanza. Siamo massacrati ma soddisfatti:
siamo riusciti a tener fede alla tabella di marcia organizzata da
casa ! Ceniamo esattamente qui sotto, in ciabatte, per non infilare
piu' gli scarponi !
Lunedi' 28 Aprile
Iniziamo la giornata con una colazione energetica a base di pane,
burro e zucchero, poi attacchiamo una nuova salita, che in circa
un' ora e mezzo ci conduce ad una strada forestale, sterrata: la
seguiamo finche' si trasforma in un semplice sentiero. Quindi mettiamo
a dura prova la muscolatura delle nostre gambe su di una sfiancante
discesa fino al paese meta di oggi: Trevelez. Al contrario
dei giorni scorsi oggi soffia un vento freddo che ci gela il sudore
addosso. Quattro ore e mezzo dopo raggiungiamo, stanchi ed infreddoliti,
il villaggio di Trevelez, piuttosto grande se confrontato
a quelli visitati ieri e l' altro ieri. Il cielo si riempie inesorabilmente
di grossi nuvoloni neri. Pranziamo con uova, tapas ed un' insalata
poi iniziamo a cercare un alloggio per la notte. Lo troviamo all'
hotel La Fragua, piuttosto lussuoso e caro ma che dobbiamo
accettare perche' pare che non ci siano altre sistemazioni libere
in paese e perche' il buio incombe. L' hotel si trova proprio nel
punto piu' alto del villaggio, ha camere splendide con vasca da
bagno in cui ci immergiamo immediatamente. Prima di cena facciamo
un giretto per il villaggio, ricco di viuzze in salita che si intersecano
in un labirinto incantevole. Ceniamo quindi al ristorante dell'
hotel, in una stanza accogliente e calda, dove consumiamo due buone
zuppe ed un fantasioso e buonissimo spiedino di tenerissima carne
di maiale, peperoni, cipolle e... ananas !
Martedi' 29 Aprile
Oggi ci attende un circuito ad anello, lungo un sentiero che si
snoda sulle pendici dei monti che sovrastano la piccola valle del
fiume Rio Culo Perro: decidiamo di lasciare i nostri zaini in custodia
alla reception dell' hotel e partiamo scarichi. Scendiamo poi risaliamo
poi scendiamo poi risaliamo le viuzze ripidissime di Trevelez
finche' finalmente troviamo l' inizio del sentiero. Ci sembra di
volare senza la zavorra degli zaini e filiamo ai quattro chilometri
orari anche in salita ! Percorriamo una bella cengia che si mantiene
quasi sempre in leggera salita, fra prati verdissimi e sassi bianchi;
incontriamo diversi cavalli intenti a brucare, fra cui uno candido
che ci colpisce in particolar modo. Lo vediamo dal basso e restiamo
immobili a goderci la scena: una coreografica nuvola ricciuta alle
sue spalle ci da' l' illusione di star osservando un mitico cavallo
alato, una sorta di Pegaso pronto a spiccare il volo nel cielo turchino
che ci sovrasta ! Lungo il sentiero veniamo superati dapprima da
un anziano che, ci racconta candidamente, si sta sgranchendo le
gambe e che va tre volte piu' veloce di noi... poi da due uomini
a cavallo che vanno chissa' dove. Sfiliamo accanto ad alcune case
abitate e ci ritroviamo ad invidiare lo stile di vita di questa
gente. Alla nostra destra, ogni tanto sbuca la Sierra con i suoi
candidi cappucci di neve. Ad un bivio prendiamo la decisione di
tornare verso Trevelez seguendo la strada bassa, ovvero quella
che scende nella valle e che costeggia il fiume, che da qui ci appare
come un sottile nastro blu immerso nel verde della fitta vegetazione
circostante. Mentre scendiamo il ripido pendio, pero', qualcosa
va storto e finisce che ci perdiamo. Il sentiero non e' piu' ben
visibile, ogni volta che ci sembra di averlo ritrovato immancabilmente
cessa di esistere dopo appena pochi passi. Risalire e' fuori discussione,
purtroppo abbiamo poco tempo a disposizione poiche' la corriera
per Berchules parte alle quindici. Optiamo per scendere comunque
verso il fiume: una volta guadagnato il corso d' acqua non dovrebbe
essere difficile trovare poi il sentiero che lo costeggia. Ci caliamo
dunque per pascoli scoscesi e sassaiole ripidissime, finche' giungiamo
nei pressi di un canale pieno d'acqua che corre parallelo al fiume.
Lo seguiamo decisamente in direzione Trevelez... solo che
dopo pochi minuti anche questo termina, gettandosi nel fiume, gonfio
d' acqua che scorre molto velocemente: non ci resta che attraversare
il canale, dove invece l'acqua e' piu' calma, e per far cio' ci
togliamo gli scarponi ed i calzetti, camminiamo nella fanghiglia
con l' acqua alle ginocchia, ci asciughiamo e ripartiamo. Sempre
paralleli al fiume, seguiamo ora le impronte di alcuni cavalli su
di un terreno completamente allagato e paludoso, affondando le pedule
nell' erba foltissima. Pochi minuti... e ci troviamo di fronte ancora
il fiume, impetuoso, vorticoso e ghiacciato. Dobbiamo guadare, non
abbiamo scelta. Con attenzione immergiamo i piedi, questa volta
non denudati, nei flutti, procediamo con molta cautela fra i sassi
sul fondo, tenendo alto sulla testa il materiale fotografico. Finalmente
dall' altra parte, guadagnamo poi in poco tempo il sentiero ufficiale
e, ai sei chilometri orari e con i piedi fradici, praticamente marciamo
emettendo sonori "sciaf-sciaf" verso Trevelez !
Mezz' ora prima della partenza della corriera ci sediamo ad uno
dei locali sulla via principale del villaggio, sorseggiando birra
ed asciugandoci i piedi arrossati e mezzi macerati. La corriera
arriva e noi saliamo a bordo: fantastico rilassamento sui sedili
mentre il mondo ci scorre accanto ! Un' ora dopo scendiamo e ci
concediamo un caffe' caldo, poi partiamo alla ricerca di un alloggio;
camminiamo molto ma alla fine capiamo che dobbiamo uscire dal villaggio
poiche' tutti i posti che affittano stanze sono chiusi. Ad un chilometro
da Berchules troviamo una camera al "4 Venti".
Doccia, poi usciamo per un giro nel villaggio; in una piccola ma
vivace piazzetta beviamo birra per far venire l' ora di cena, poi,
quando il freddo si fa pungente e non riusciamo piu' a stare all'
aperto senza battere i denti, torniamo al "4 Venti" dove
ceniamo: squisito spezzatino bollente di manzo tenerissimo e calamari
fritti talmente teneri che si disfano in bocca ! Proseguiamo poi
la serata allo stesso bar, dove alcuni uomini stanno seduti al bancone
a bere birra chiacchierando. Fatta eccezione per la padrona del
locale, io sono l' unica donna qui dentro. Addentiamo ancora qualche
fetta di prosciutto crudo tipico di queste parti, tagliato grosso
e saporitissimo, poi ce ne andiamo a dormire.
Mercoledi' 30 Aprile
Fa freddo quando, con le giacche a vento strette addosso e gli scarponi
ancora bagnati, ci dirigiamo al buio verso la fermata della corriera.
Quando arriva l' autista, grassoccio e gioviale, saliamo e ci sistemiamo
nei primi sedili anteriori. Assieme a noi sale un uomo che ricordiamo
aver visto ieri sera al bar ed alle sette meno dieci il motore viene
acceso. Partiamo in direzione di Almeria; prima che albeggi
incontriamo sulla strada solo altre due corriere. In Spagna il sistema
dei trasporti mediante le corriere e' eccezionale, un' organizzazione
impeccabile, puntuale, degna davvero di un paese civile ! Mi diverto
ad immaginare di osservare dall' alto questo angolo di mondo e di
vedere come gli unici oggetti in movimento siano questi piccoli
siluri bianchi, rossi e verdi (i colori della bandiera andalusa)
che con i fasci di luce dei loro fanali lacerano il buio della notte
! L' autista e' cordiale e chiacchierone e scambia battute e risate
con ogni passeggero che sale a bordo. Stiamo scendendo dalle montagne,
abbandonando dietro a noi i bellissimi villaggi delle Alpujarras,
da cui mentalmente prendiamo commiato. Attraversiamo alcune cittadine
ricche di serre, che disegnano il paesaggio sempre piu' desertico
della costa che lentamente si avvicina. Il giorno ormai e' nato
ed il caldo inizia a farsi sentire; l' autista si toglie la giacca
ed al posto dei fini occhialini da vista indossa un paio di corpulenti
occhiali da sole. Mano a mano che scendiamo di quota, si fa piu'
nervoso, tira insulti a destra e a sinistra, ad ogni automobilista
e ad ogni pedone che incontra sul suo percorso. Quando il caldo
aumenta si slaccia pure la camicia e noi ci ritroviamo a pensare:
"Se continua cosi'... quando arriviamo ad Almeria si
cava via tutto e in slip si mette a ballare sulla spiaggia... !".
Le citta' lungo la costa sono caotiche gia' a quest' ora del mattino;
dal mare s'innalza verso le montagne una strana cortina di nubi
basse e grigie che sembrano portare pioggia. In realta', questa
zona della Spagna e' in assoluto la piu' secca e la meno piovosa
dell' intera penisola. Alle dieci e trenta la corriera termina la
sua corsa all' autostazione di Almeria; scendiamo, compriamo
i biglietti per Cabo de Gata e decidiamo di andare a fare
un giro per la citta'. Camminiamo sulla Rambla, un ampio vialone
alberato fra due strade carrozzabili piene di negozi. Un caffe',
una mappa, qualche domanda al centro informazioni e poi di nuovo
verso l' autostazione. Sta per inizare una nuova avventura in terra
spagnola: il trekking a Cabo
de Gata.
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