I viaggi di Taddy e Gloria - Home
Home Home
Contatti Contatti
Iscriviti alla Newsletter Iscriviti alla Newsletter
Segnala il sito a un amico Segnala il sito a un amico
Note Legali Note Legali
Chi Siamo
I Nostri Viaggi
Le Nostre Foto
I Nostri Video
Tour Enduro
Gps
RoadBook
Attrezzature di Viaggio
Guide e Mappe
Gps Italia Offroad
Enduro
Viaggi Enduro
Moto Fuoristrada
Diari-Guida
Shopping
Tour Fuoristrada
Meteo
Tour eBike
Isole Greche
Appunti
I Nostri Viaggi Enduro - Molise Enduro - Tratturi 2012
   
 
Enduro Valdichiana
 
Molise Enduro - Tratturi 2012
Luglio 2012

Fa molto caldo quest'estate, a Bologna l'aria è immobile e le cicale friniscono assordandomi. Io sorrido; ho in mano l'esito delle ultime lastre del mio polso sinistro... sono stata costretta a stare tre lunghi mesi lontano dal mondo dell'enduro e ora finalmente la frattura del radio si è completamente calcificata... non c'è nulla che mi possa fermare... l'adrenalina che sento alla sola idea di poter finalmente tornare in moto è qualcosa di mai provato sino ad ora! Enduro Valdichiana organizza un tour di quattro giorni in Molise ed io non me lo lascio sfuggire. La voglia di tornare in sella alla mia piccola Scorpa e di fare enduro supera di gran lunga il timore del caldo, del sudore, della sete e della fatica. Ho continuato ad allenarmi in palestra per non perdere la tonicità della mia muscolatura e sono nuovamente pronta a sfidare qualsiasi tipo di terreno!!!
Preparo la moto insieme a Taddy, che nel frattempo si è procurato un'antipatica distorsione al ginocchio e che perciò dovrà stare fermo un po' di tempo, infilo nello zaino qualche vestito leggero, un paio di scarpe, olio motore, olio catena, una bomboletta di Fast, una mezza tonnellata di attrezzi, un litro e mezzo d'acqua, la macchina fotografica, il Gps... poi carico la moto sul carrello e vado al lavoro. Quando finalmente nel primo pomeriggio il mio capo mi lascia andare, salgo in macchina e parto in direzione della Toscana, dove mi aspettano da qualche ora (scusate ragazzi...) gli ormai mitici Adriano, Alessandro, Enrico, Fabrizio e Loris. Con loro io e Taddy abbiamo già condiviso diversi Viaggi Enduro, fra cui la Sardegna, la Trasimeno-Punta Ala, la Tirreno-Adriatica e la Val d'Orcia. Insieme sistemiamo le moto sui tre carrelli e riprendiamo il viaggio verso sud, meta di oggi: Campobasso. Arriviamo molto tardi, giusto il tempo per lavarci i denti e piombiamo tutti in un sonno profondo: l'avventura ci attende!!
Il sole è già alto quando, dopo una bella colazione sotto il portico della Tenuta Colle San Pietro, accendiamo i motori delle nostre sei moto e partiamo diligentemente dietro alla nostra guida, Adriano. Le moto sono tre KTM (Adriano, Enrico, Loris) due Beta (Alessandro, Fabrizio) e la mia Scorpa.
Si inzia con un po' d'asfalto poichè siamo praticamente in città, ma presto riusciamo ad imboccare i primi sentieri e finalmente avvertiamo l'inzio dell'avventura off road. Il caldo si fa subito sentire e ci fermiamo all'ombra a bere dai nostri water bag, l'aria è bollente e i nostri visi sono arrossati ma la gioia di trovarci nuovamente insieme e condividere un altro viaggio enduro ci elettrizza.
Si sale lentamente di quota, sulla nostra sinistra sfilano maestose le vette della Maiella, coi boschi che lasciano il posto ai pascoli d'altura sulla sommità delle vette. Ghiaiate, piste di terra e mulattiere ci tengono compagnia tutta la mattina; una mula in salita con pietra smossa e continui tornanti ci fa sudare in particolare sette camice, specie a quelli di noi che, forti e volenterosi, si fanno carico di aiutare quelli che trovano qualche difficoltà. Alla fine tutte le moto arrivano in cima alla salita e qui ci fermiamo a bere e a riprendere fiato.
Nuove piste di terra ci conducono ora sotto splendidi boschi d'alto fusto, dove l'ombra ci rilassa gli occhi e la mente; quando ripartiamo torniamo belli concentrati per superare al meglio un immane groviglio di radici esposte che rendono molto divertente la salita ai pascoli. Quando li raggiungiamo li troviamo ricchi di bovini che placidamente ruminano sdraiati o che strappano erba coi pesanti musoni a terra! Sfiliamo loro accanto calando il gas per non spaventarli, mentre continuiamo inesorabilmente a salire di quota, finchè arriviamo su un nastro d'asfalto che costeggia un laghetto artificiale dall'acqua incredibilmente limpida. Il suo nome, musicale ed azzeccato, è Arcichiaro.
Poco oltre il lago ci fermiamo ad una bella fonte, dove ci spruzziamo l'acqua addosso ridendo e dove beviamo avidamente rinfrescandoci e dissetandoci, mentre un'allegra famiglia locale consuma un pic nic all'ombra di una grande tettoia. Enrico solleva dall'acqua della fonte una splendida cipolla grossa come un melone e questa rappresenta il pretesto per una buffa conversazione con un uomo dalla fluente barba bianca, con una parlata così... "molisana"... che mette proprio di buon umore!
Ci riscopriamo presto affamati, così ci concediamo una sosta presso l'unico ristorante in zona, dove proviamo il lusso di un pranzetto in tutta calma dal momento che la tappa di oggi è di tutto respiro.
Riprendiamo con una bella, lunga e comoda ghiaiata ombrosa e ancora saliamo di quota; ora i nostri tasselli assaggiano il terreno duro e secco di pascoli immensi e con essi raggiungiamo le vette che sovrastano Guardiaregia, piccolo borgo ancora in provincia di Campobasso verso cui siamo diretti. Scendiamo decisamente verso il paese, sempre off road, ed arriviamo che il sole è ancora alto. Trovato il Casale del Vescovo, che ci ospiterà questa notte, optiamo per recarci in paese a fare carburante; una volta qui, poi, decidiamo di concederci un aperitivo analcoolico presso quello che pare l'unico bar di Guardiaregia, la cui padrona ci fa pure fretta perchè sta chiudendo! Cedrata con ghiaccio, telefonata ai vari familiari lasciati a casa, riposino sulle sedie all'ombra, giretto panoramico fra i viottoli fino a conquistare la croce che domina dall'alto il borgo, qualche foto ricordo e poi si torna all'agriturismo. Qui sistemiamo le moto nel bel giardino molto curato ed eseguiamo la manutenzione ordinaria: una bella ingrassata alla catena, un controllo (mi raccomando col calibro...) alla sua tensione, uno sguardo al livello dell'olio motore, una stretta alle eventuali viti che si sono allentate con le vibrazioni. Finito di lavorare solleviamo gli occhi ad osservare la bellezza del posto in cui ci troviamo: lo splendido casale, sapientemente restaurato, si trova incastonato fra pendii boschivi e ci riscalda il cuore notare come tutto attorno a noi la natura regni sovrana; laggiù in lontananza, le bianche casette di Campochiaro appaiono come una pennellata di colore diverso sulla tela verde in cui siamo immersi.
Alle nove siamo tutti pronti per la cena, ottima... poi tutti a dormire! Notte silenziosissima.
Cielo sereno e grande arsura anche la mattina successiva; il nostro gruppetto è già impegnato nel superare un letto di fiume in secca dove la traccia pare perdersi, ma solo in apparenza, perchè quando ci si mette la volontà si può superare ogni cosa! E così, dopo un rocambolesco gioco all'asse d'equilibrio della nostra guida su un sottilissimo rialzo di terreno circondato da erba altissima, una decina di parolacce ("maremma maiala" e simili...) e qualche aiuto fra noi, superiamo tutti quanti i vari ostacoli, fra cui una piccola discarica, ed appoggiamo infine i tasselli su una pista scorrevole che ci asciuga in parte il sudore accumulato sotto alle protezioni.
Pascoli percorsi da piste su cui si legge bene il passaggio di vetture 4x4 ci conducono ancora per un po' verso l'alto. Varie soste all'ombra ci permettono di reintegrare i liquidi persi e di chiacchierare fra noi. In tarda mattinata raggiungiamo la bellissima area archeologica di Saepinum, una cittadella fondata dagli antichi abitanti di queste zone, i Sanniti, e poi conquistata dai Romani; parcheggiamo le moto per visitarla, percorrendo come marziani nelle nostre pesanti armature i bei viali lastricati, fotografando archi portali, mura intatte, ritte colonne e fondamenta di antichi macelli, teatri e abitazioni di questo che era un nodo commerciale assai importante già nel secondo secolo avanti Cristo. Siamo gli unici visitatori, non si paga alcun biglietto, tutto attorno vigono il silenzio e la tranquillità, solo alcune cicale friniscono scaldando ancor più l'aria; oltre a noi solo un uomo addetto a certe rilevazioni si muove assorto e quasi inebetito fra queste antichissime pietre. Qui a Saepinum si incontravano da una parte gli allevatori di bestiame, che conducevano le greggi seguendo gli stessi tratturi che noi oggi stiamo cercando di ripercorrere, e dall'altra gli agricoltori, che recavano i prodotti delle loro braccia e del loro sudore: ne nascevano fiorenti scambi che rappresentavano il fulcro della vita di allora. Le rocce di questi vialoni devono aver sentito chissà quante storie, chissà quanti suoni, rumori, voci, imprecazioni, canzoni... insomma quanta vita è racchiusa nella loro immobile solitudine... davvero affascinante...
Dopo una colossale bevuta al bar situato appena fuori dall'area archeologica, torniamo in sella alle nostre moto e con esse percorriamo immensi campi incolti, dall'erba gialla così secca che pare debba prender fuoco da un momento all'altro per auto-combustione! Seguiamo tutti i campi restandone ai bordi, dove i tratturi naturalmente restano ben marcati perchè utilizzati tuttora dalle macchine agricole, mentre facciamo fatica a ritrovare la traccia nel passaggio da un campo all'altro. Spesso infatti la traccia si perde nel nulla e dobbiamo ritrovarla più avanti controllando la direzione con i Gps. La nostra guida si divincola bene e ritroviamo sempre la traccia che ci si era prefissati di seguire in anticipo.
Si segue quello che pare un antico letto di fiume in secca e ora tramutato in pista, guidando col naso all'insù incuriositi dalla presenza a destra e a sinistra di formazioni rocciose davvero singolari e pittoresche, rocce stratificate e ricche di sporgenze che sembrano resti di un contrafforte pliocenico: non mi meraviglierei di trovarle piene di conchiglie!
Dopo aver percorso in pianura un bel tratto si ricomincia a salire e giunti sulla sommità di una collina, dopo un salitone micidiale, ci si para innanzi uno scenario magnifico: una distesa di dolci colline con appezzamenti non grandissimi, ma che presentano tonalità di colore così diverse fra loro da creare una tavolozza davvero incantevole. Sembra di avere innanzi una piccola Val d'Orcia!
Molti altri campi arsi e gialli ci tengono compagnia fino alla sosta del pranzo, nel paesino di Riccia, ed anche oltre fino a raggiungere la meta serale, Jelsi.
Il borgo pare svilupparsi tutto lungo una sola strada principale, che percorriamo lentamente sotto lo sguardo curioso degli abitanti. Molte donne, bambine e anziane sono impegnate a lavorare enormi mucchi di grano ai lati della strada; ci avviciniamo ad uno di questi gruppetti dopo aver dato da bere alle moto, e le donne ci raccontano che stanno preparando questo importante frutto della terra per la sacra Festa del Grano, in onore della loro santa protettrice, Sant'Anna. Sul finire di luglio si terrà infatti una processione di carri lungo questa via, e ogni carro porterà una vera e propria "scultura" costruita utilizzando le varie parti della spiga del grano ed altri cereali, fra cui l'orzo e il riso.
Sistemiamo le moto nel cortiletto interno dell'hotel RoxyBar, proprio di fronte al municipio e ad una chiesona con le sue.... campane... quindi ci concediamo una doccia prima ed una passeggiata poi. Camminiamo leggeri nella parte nuova di Jelsi, cercando di mantenerci nell'ombra perchè il sole brucia ancora, finchè raggiungiamo il Museo del grano, dove trovano sistemazione alcune delle opere che negli anni hanno sfilato per il paese. Fra esse ricordo una carrozza, San Pietro, una Cinquecento e il mitico incontro fra Garibaldi e Vittorio Emanuele. Poco distante c'è anche la bottega dove uomini e donne volontari lavorano alle varie creazioni. Da queste parti a quanto pare il tempo non manca, anche perchè immaginiamo che di distrazioni ce ne debbano essere ben poche!
All'imbrunire ceniamo nel nostro hotel, poi a buio completo ci concediamo una nuova paseeggiata, questa volta lungo i viottoli della parte più vecchia di Jelsi, che ci riserva a sorpresa alcuni angoli davvero suggestivi ricchi di giochi di luci ed ombre. Verso le dieci e mezzo ci ritiriamo nelle nostre stanze... dove verremo tutti regolarmente svegliati ogni quindici minuti dai micidiali rintocchi delle terribili campane poste proprio di fronte alle nostre finestre!!!
Il giorno successivo ci regala immense distese di campi arsi dal sole, terra secca e spaccata sotto i nostri tasselli, sete e caldo... ma anche bei panorami, boschi dalla vegetazione fitta dove il procedere si fa lento e cauto, varie soste all'ombra e nel paesino di Toro con l'immancabile cedrata.
Pranzo nell'unico ristorante di Duronia, nel giardino del quale approfittiamo di un filo e di uno stendino per appendere le nostre maglie fradice di sudore; un primo piatto assolutamente isapore ed un gelato per consolarci, poi di nuovo in sella. Digeriamo tutto il digeribile lungo un sentiero chiuso nel bosco, con passaggi strettissimi fra grossi rami e ripidi pendii e poi di nuovo all'aria aperta a godere di ampi panorami sulla campagna di cui il Molise è ricchissimo.
Verso le tre arriviamo sulle sponde del fiume Triglio, che attraversiamo seguendo un piccolo ponte in legno che ci pone vari punti interrogativi. Se da una parte infatti c'è una comoda strada ghiaiata... dall'altra c'è solo un bosco così fitto che siamo costretti ad esplorare a piedi per vedere se è percorribile con le moto... mah!! Ad ogni modo, pestando piantacce, schivando rami spinosi e lasciandoci dietro qualche maremma, ci facciamo largo fra le fronde e i rovi e riusciamo così a restare fedeli alla nostra traccia! Bravi bravi!!
Nel tardo pomeriggio arriviamo alle porte di Pescolanciano, dove individuiamo l'hotel Cona e dove decidiamo di fare rifornimento, lavare un po' le moto e fare loro manutenzione prima di buttarci letteralmente sotto la doccia!
Cena ottima a base di pesce e poi giretto in paese, su su fino al Castello d'Alessandro, di cui osserviamo impressionati i bastioni meridionali a precipizio ed il bel cortile interno, chiuso da un cancello che verrà aperto solo ad agosto dal momento che è di proprietà di una famiglia romana.
L'ultimo giorno è in assoluto il più caldo e terribile dal punto di vista climatico: è finalmente arrivato Caronte e si sente!! Un calore indicibile si alza dal terreno completamente crepato, tanto che dobbiamo fare attenzione a dove mettiamo le ruote per non venire catapultati in avanti! L'aria attorno a noi è assolutamente immobile, non un filo di vento agita le foglie sugli alberi e anche le imponenti pale eoliche sotto cui sfiliamo in questo momento ruotano con una pigrizia degna di uno spagnolo impegnato nella siesta! Lungo i tratturi troviamo spesso insidiosi mucchietti di paglia scivolosissima e proprio su uno di questi le ruote dal tassello poco marcato delle mie ruote da trail perdono aderenza ed io scivolo allegramente a terra. Presto finisco anche l'acqua e, nonostante il buon cuore di chi mi cede un po' della sua, si rende indispensabile una sosta. Facile da dire... ma è quasi impossibile trovare un paese da queste partii! Il Molise è davvero una regione "selvaggia" e poco antropizzata e spesso i paesini non hanno neppure un bar o il benzinaio. Una buona organizzazione per affrontare off road queste zone è indispensabile.
Finalmente comunque riusciamo a trovare sollievo in un bar, dove acquistiamo e scoliamo anche del Red Bull per ottenere un po' di carica in più, e si riprende la strada.
Poco oltre ci attende il fiume Biferno, gonfio d'acqua dalla forte corrente e ricco di pietroni che renderebbero alquanto rischioso il guado alle nostre moto. Optiamo saggiamente per attraversarlo seguendo un ponte asfaltato.
I tratturi da qui in poi sono praticamente impossibili da rintracciare, inoltre stiamo finendo la benzina nei serbatoi... così nel primo pomeriggio siamo costretti ad arrenderci all'asfalto.
Con esso raggiungiamo le auto a Campobasso e dopo aver caricato le moto sui carrelli, esserci cambiati senza lavarci ed aver consumato un pranzetto al fresco del ristorante dell'agriturismo, ci rendiamo conto all'improvviso di essere giunti alla fine della nostra avventura molisana. Ci infiliamo nelle auto e, accesa l'aria condizionata, facciamo lentamente ritorno verso nord. Le nostre compagne d'avventura si sono comportate egregiamente e a loro va il nostro ultimo saluto prima che il buio le inghiotta celandole alla nostra vista. Un ultimo saluto al telefono va anche ai compagni di viaggio con cui una volta ancora mi sono trovata a meraviglia, poi ognuno si dirige verso casa propria, dove, una volta chiusa la moto in garage, rientrerà in una dimensione diversa. Ma resteranno i ricordi, le foto, le immagini, gli odori, le risate, le simpatiche maremme... a dirci che il nostro gruppetto di avventurieri ha esplorato una nuova regione della nostra bellissima Italia. Grazie a tutti, di cuore... e al prossimo viaggio... naturalmente enduro!!!
Abbiamo viaggiato Fuoristrada in Molise 70% offroad tra piste, mulattiere, strade sterrate e tratturi, Gloria in sella ad una Scorpa TY-S 125 Long ride. Abbiamo percorso in quattro giorni di Enduro circa 400 chilometri di Percorsi Fuoristrada. Il file Gps di questo viaggio non e' disponibile, potete pero' usufruire di Cartografie Regionali Gratuite e di CD Gps-Utility con i percorsi di alcune Province. Se sei interessato alla sezione Gps Italia Offroad, Cartografie o Percorsi Fuoristrada Clicca qui. Se invece vuoi farti accompagnare in un Tour Enduro piu' completo e piu' continuativo Clicca Qui.

Molise Enduro - Tratturi 2012 nel nostro sito
Tour Enduro / Percorsi Enduro nel nostro sito
Tour e Viaggi Enduro Appennino/Mappe e Percorsi Fuoristrada/Moto Fuoristrada nel nostro sito
Shopping online Appennino/Enduro/Percorsi Fuoristrada
   
Copyright © 2003 | I viaggi di Taddy e Gloria | Project by Taddyweb
Indietro Indietro
I viaggi di Taddy e Gloria - Home
Torna Su
Torna su